mercoledì 17 dicembre 2008

news

piccolo aggiornamento:

ultimamente non ho seguito molto questo blog ma voglio segnalare 2 o 3 cose che possono interessare chi magari passa di qui:

La prima è che voglio ringraziare Ligurian Tommy Leggy che sta facendo molto per i siti megalitici della liguria e del Piemonte (e non solo) ed è il più informato e serio megalitista della zona. Grazie a lui ho scoperto uno dei migliori siti internazionali sull'argomento:
http://www.themodernantiquarian.com
a cui ora sto un pò collaborando e su cui ci sono le più complete sezioni dedicate al megalitismo e all'arte rupestre (in inglese) di Piemonte e Liguria.

In questo periodo dalle mie parti è veramente arrivato l'Inverno (che ringrazio) con nevicate che non si ricordavano da anni ed è un pò difficile per me andare er boschi e monti visto che ci sono 3 metri e più di neve.

A presto!

venerdì 14 novembre 2008

Enciclopedia delle entità fatate...

Enciclopedia delle entità fatate... nell'area alpina, Italia del nord e zone limitrofe.

Anche questa nuova (grande) parte è stata "taggata" come sopravvivenza urbana, oltre che come folklore. Il motivo è che sono una testimonianza di un epoca passata in cui credenze religiose, vecchie credenze servivano ancora a confortare l'uomo, non a terrorizzarlo o a sottomettere i suoi simili con i dogmi. A volte leggere libri e scritti al riguardo riesce a consolarmi un pò nella vita di tutti i giorni, a farmi evadere dalla città almeno con la mente e dalla cultura materialista in cui viviamo. Folletti, fate, spiritelli (usualmente questo insieme è chiamato "piccolo popolo") esistono in tutte le culture euro-asiatiche dalla Sardegna al Giappone e sono una testimonianza dell'animismo, primordiale forma di spiritualità che dava un'anima a tutti gli esseri viventi e non. In questo caso, esistendo migliaia di questi strani personaggi.

Possiedo alcuni libri sull'argomento e dividerò la lunga lista per ordine alfabetico, con rimandi e note. Inizio quindi con la alettere A e spero di proseguire presto con le altre. Ogni voce non è definitiva ma sarà arricchita con il tempo di altri particolari. Ogni aiuto sarà ben gradito, quindi commentate o contattatemi pure per segnalare folletti e spiriti non presenti nella lista o per eventuali correzioni.

> A

Alberi - vedi:

Aguane (nord-est Italia). Varianti: Anguane, Agane, Aganis, Guane, Pagane, Oane.
Simili alle Ondine alle Sirene sono una specie di fate/streghe che vive nei pressi di sorgenti, laghi e corsi d'aqua. Dall'aspetto molto seducente a volte, danzanti nude prima di tuffarsi oppure vecchie e spaventose altre volte. Si dice avessero i piedi rivolti al contrario, palmati o caprini, quelle della "Spelonca delle Anguane (VR) erano per metà serpente. Sono rintracciabili in molte leggende e racconti del triveneto e si dice fossero visibili solo di Venerdì.

Alp (ALPI: Germania, Svizzera, Austria, alcune zone del nord Italia). Varianti: Alb, Cianciut, Trude, Drud, Druckerle, Toggeli, Doggi, Mara, Schratt, Walrider, e molti altri.
L'Alp è uno spirito oppressivo notturno, forse benigno in origine, il suo nome deriverebbe dal sassone Alf/Elf e quindi di origine nordica. Questo spirito notturno causa incubi e soffocamento al dormiente mettendosi sul petto. Nel caso di sogni di carattere erotico è identificato come spirito femminile/strega (la Trude). Il suo aspetto non è chiaro: può manifestarsi sotto forma di una piuma, di un gatto o di una bella fanciulla. Può anche trattarsi un essere umano costretto dal fatto a tramutarsi e ad aver bisogno di opprimere qualcuno o di uno spirito di un defunto. In questo ultimo caso bisogna identificare il cadavere che lo ha generato e mettergli un limone in bocca per neutralizzarlo. Si può anche tappare i buchi delle serrature oppure dormire con la luce accesa, visto che l'Alp odia la luce. Sembra che quando questo spirito non si dedichi ad opprimere i dormienti, si fermi a chiedere informazioni ai passanti.

Angeli. In molti casi di avvistamenti di angeli o di madonne nei boschi, nelle grotte, nei pressi di una fonte, si tratta della trasformazione di fate o altri spiriti antichi e nella loro sopravvivenza nell'era cristiana.

Animali - vedi:

Aspio (Trentino). Si tratta di uno strano animale per metà pipistrello e per metà salamandra, velenossissimo bastano le sue esalazioni per provocare la morte. Si trovava nell miniere di pirite di Roncegno Terme (TR).

Aufhocker - vedi: Coboldo, Folletto.

> B

Bambola dei malgari (Alpi occidentali).
I malgari che dovevano stare soli per tutta l'estate sugli alpeggi reagivano alla mancanza di una presenza femminile creando una bambola alla quale davano un nome e del cibo. La bambola allora prendeva vita e svolgeva tutti i lavori femminili oltre che essere ospitata alternativamente nei letti degli alpigiani. In autunno gli uomini gli uomini dovevano tornare a valle ma non volevano portare anche la "creatura". Essa allora pretendeva che uno dei malgari restasse con lei: mentre i compagni lasciavano la malga vedevano che la bambola uccideva il loro compagno, lo scuoiava e stendeva la pelle sul tetto.

Bargniff (Nord Italia).
Strana creatura che viveva lungo i corsi d'acqua, specialmente lungo il Po, rifugiandosi sotto i ponti.

Basadonne (Trentino). Vedi: Uomo Selvatico. Si tratta di uno dei numerosi uomini selvatici, particolarmente mostruoso, figlio di una gallo e di una scimmia. E' ricoperto di peli, ha ali di pipistrello e mani lunghissime. La sua attività principale è quella di importunare le donne sole nei boschi o addirittura di rapirle. Il suo nome credo significhi bacia-donne ed è da notare la somiglianza di nome con l'uomo selvatico dell'area basca Basa Iaun.

Befana (Nord Italia). vedi: Berchta.

Berchta (Alpi) Varianti: Berta, Brechta, Perchta, Befana.
E' una delle figure più importanti e affascinanti del folklore alpino e con molti collegamenti antropologici. Si tratta anche in questo casa di una Fata/Strega (a seconda dei casi). Deriva dalle divinità/dee precristiane dei boschi e dell'inverno rintracciabili ovunque in Europa dalla grecia alla scandinavia, poi man mano diventata malefica con l'avvento del cristianesimo. E' principalmente legata alle origini pre-cristiane dell'epifania e della morte: nel periodo medievale ormai demonizzata si diceva fosse alla guida di una schiera demoniaca costituita dagli spiriti dei bambini morti senza battesimo che vagavano nei 12 giorni tra il natale e l'Epifania. Essa è infatti la nostra Befana ancora oggi così popolare dalle nostre parti. Un'altra delle sue trasformazioni in epoca medievale è quella di protettrice, in realtà spauracchio, delle filatrici che controlla dalla finestra ma che non esita a punire. A quelle pigre, infatti taglia la pancia e la riempie di spazzatura. Con questo nome vengono anche identificati vari personaggi storici/mitici tra il VII e il XII secolo, tra cui la madre di Carlo Magno e la regina Pedoca: Berta dal gran Piede (Vedi: Pedoca).

Bis (Val di Sole - Trentino).
Erano degli esseri unici i Bis: dei draghi minuscoli e alati che infestavano la Val di Sole. Essi volando mordevano i malcapitati iniettando un veleno mortale.

Bragola (Val Cavargna - Lombardia). Vadi: folletti, nani.
I bragola sono piccoli di statura, con lunghe braccia e con un corpo tozzo e ricoperto di pelo. A volte aiutano i contadini nel duro lavoro dei campi, ma loro indole è principalmente burlesca. Essi infatti non riescono a non tirare brutti scherzi ai viandanti solitari facendo urla spaventose, o inseguendoli soprattutto di notte. A volte si introducono nelle abitazioni e ribano cibo: prediligono noci e castagne.

Bregostane (Alpi). Vedi: Uomo Selvatico.
Donne Selvatiche, forse le compagne dei Selvan/Servant. Erano mostruose, ricoperte di peli e dotate di artigli che usavano per uccidere e squartare i malacapitati. Esse infatti amavono mangiare gli intestini umani, soprattutto quelli dei bambini. Esse però non possono esimersi dall'aiutare i boscaioli: per catturarle infatti bisognava fargli mettere le mani in un tronco tenuto aperto da un cuneo. Temono i cani.

Butac (

> C

Canett (Piemonte e nord Italia). I canett sono gli spiriti dei morti, disolito anime dannate, che si spostano per le campagne piemontesi di notte sotto forma di cani neri, grigi a volte bianchi, urlanodo e abbaiando. Imbattersi nella loro corsa notturna è segno di grande sventura e non bisogna assolutamente tagliare loro la strada o cercare di fermarli. Sono conosciuti anche in altre zone del nord Italia con nomi e caratteristiche di poco differenti: catha selvarega, cagnolitt.

Cherchet (Piemonte) o Kerket folletti piemontesi conosciuti nelle valli di Pinerolo

Cianciut (Friuli Venezia Giulia). Vedi: Alp.
Versione triestina dell'Alp che oltre a opprimere i dormienti ne succhia il sangue.

Coboldo (Germania, Alpi). Vedi: Folletto.
E' il nome tedesco per indicare i folletti o gli spiriti domestici. Si nasconde, si trasforma in oggetti, piante o animali o rimane invisibile. Non è socevole e in mancanza del padrone di casa controlla ogni cosa anche i famigliari o il personale di servizio, egli infatti può essere onnipresente. La sua statura è quella di un bambino di 3 anni. In generale sono esseri di indole tranquilla ma a volte, come tutti i folletti, possono essere inclini agli scherzi e nascondere gli oggetti. Bisogna tuttavia rispettare il Coboldo perchè è il protettore della casa e tiene lontane malattie e disgrazie.

Crusc (Alpi, Piemonte).
Sono dei tipici nani/gnomi alpini: più piccoli dei bambini ma molto forti escono solo al crepuscolo o nelle giornate nebbiose. Abitano le grotte e i ripari sotto le rocce strapiombanti. Come gli altri gnomi sono in grado di parlare con gli animali e conoscono i segreti delle piante. Hanno una strana particolarità, tengono le dita accavallate le une sulle altre ma soprattutto sono permalosissimi: è sconsigliabile rivolgergli la parola ma soprattut prenderli in giro.

> G

Guane - vedi Anguane

> K
Kerket vedi Cherchet

> O

Oane - vedi Anguane

> P

Pagane - vedi Anguane

Pedoca (Piemonte, Alpi). Varianti: Pedoque. Vedi Berta.

La bicicletta e l'inqinamento urbano

La bicicletta e l'inqinamento urbano
(uno dei primi critical mass organizzati ad Alessandria)

Ho ricevuto via e-mail questo interessante scritto e ho deciso di postarlo qui:

Tra i tanti miti da sfatare c'è quello per cui è meglio andare in macchina che in bici per proteggerci dallo smog.È dimostrato che è vero il contrario: si respira più smog in auto (in particolar modo durante le fermate/partenze ai semafori), mentre in bici questo effetto è minore (a patto di non andare a 40 km/h in città, il che presenta però altre controindicazioni). A scanso di equivoci è bene precisare, comunque, che si respira meglio in un ambiente non inquinato rispetto ad un ambiente inquinato (Catalano) D´altronde risulta evidente a tutti che un maggiore uso degli spostamenti a piedi, mezzi di trasporto collettivo e bicicletta sia altamente auspicabile dal punto di vista della riduzione dell´inquinamento dei centri urbani. Ciò permetterebbe di eliminare il secondo triste primato che contraddistingue le nostre città a livello europeo: non solo sono le più insicure (dal punto di vista degli incidenti stradali), ma sono anche le più inquinate. Non è quindi neanche il caso di sottolineare che un maggior uso della bicicletta riduce l´inquinamento veicolare, oltre ad essere più economico e sicuramente più veloce sulle distanze brevi. Si vuole però ricordare un altro"effetto secondario" dell´uso della bicicletta: fa bene alla salute! Le persone che usano regolarmente la bicicletta si ammalano di meno e si assentano meno giorni dal lavoro per malattia. Un esercizio moderato ha diversi vantaggi fisici e mentali, quali:

  • migliora la regolazione dei zuccheri nel sangue,
  • previene l´ipertensione arteriosa,
  • riduce l´assorbimento del colesterolo dannoso,
  • rafforza il sistema immunitario,
  • rafforza il cuore, i muscoli, le ossa e i tendini,
  • riduce il rischio di diabete, osteoporosi, problemi cardio-vascolari e cancro,
  • riduce stress, tensioni, ansietà e leggere forme depressive.

In particolare studi approfonditi condotti sull´argomento hanno quantizzato quanto segue: il numero di anni di vita guadagnati come risultato dell´uso regolare della bicicletta è 20 volte maggiore degli anni perduti dai ciclisti negli incidenti stradali. Questo naturalmente non ci deve far accettare l´attuale livello di sicurezza della strada, ma ci deve confermare sulla validità, ma anche sull´utilità della scelta effettuata.

Al riguardo segnalo anche questo sito utile e interessante:
PIEMONTE CICLABILE
http://www.piemonteciclabile.it/

martedì 4 novembre 2008

Megaliti e incisioni rupestri ai piedi del Rocciamelone in Val Susa.

Megaliti e incisioni rupestri ai piedi del Rocciamelone in Val Susa.

Ancora una segnalazione importantissima, per quanto riguarda un sito megalitico in zona piemontese, la zona ai piedi del Rocciamelone in val Susa

1) Già conoscevo le incisioni a spirali (gurdare il LINK) che sono tra le più interessanti del Piemonte e d'Italia, ma ancora una volta semi sconosciute. Si tratta di una doppia spirale e di una singola. Incisioni simili a spirale sembra siano legate al ciclo solare e al passare ciclico del tempo (come le ruote solari e la svastica) e sono rintracciabili in tutta Europa, la più famosa forse è la triplice spirale di Newgrange in Irlanda (LINK). La datazione è solitamente fatta risalire ad un periodo in certo che va dal neolitico all'età del rame ma a volte è anche anteriore. La pietra, anche in questo caso, venne cristianizzata infatti sulla destra è visibile il graffito di un Cristo crocifisso, forse graffiato su di un'altra spirale, ora quasi invisibile.
Il masso si trova nel Comune di Mompantero, località Madonna dell'Ecova, quota 710 m.
Danotare che nell'89 il masso venne vandallizzato e una delle spirali cancellata a sassate.

Nella foto qui sotto dal sito www.rupestre.net è visibile il masso prima degli atti vandalici.


2) Sito megalitico di Chiomonte: questo forse è il più incredibile sito che ho scoperto ultimamente. Purtroppo non ho ancora avuto occasione di visitarlo, a quanto ho capito si trova nei pressi della frazione Ramat. Vi si possono trovare vari dolmen e megaliti nascosti tra gli alberi. Probabilmente si tratta di uno dei più grandi insediamenti megalitici delle Alpi. Non ho trovato nulla per quanto riguarda foto o info più dettagliate su internet, ma questo video molto ben fatto: www.shancommunity.org/mdpro/CMpro-v-p-100.html
(Unica puntualizzazione che mi permetto di fare al riguardo del video è questa: attribuire ancora una volta un sito megalitico ai Celti, di molto successivi alla cultura megalitica, dopo averlo datato a 5000 anni fa. Mi scuso con gli autori del video per questa nota che hanno fatto un gran lavoro!).
A Chiomonte si trova anche un museo archeologico (LINK) in cui sono esposti vasi e altri oggetti ritrovati in quest'area.

3) L'intera valle è piena di massi erratici e rocce ricoperte di coppelle, visitate al riguardo il sito già più volte citato www.rupestre.net.

Il Rocciamelone: nei tempi antichi si credeva la montagna più alta delle alpi, a causa della sua forma e per il fatto che parta direttamente dal fondo valle per arrivare a quota 3538. Era sicuramente uno dei monti più sacri agli antichi, come testimonia la concentrazione di megaliti e arte rupestre. Le coppelle potrebbero essere testimonianze di culti sacrificali dedicati alla montagna (come forse anche il nome del monte testimonia). I romani lo dedicarono a Giove Penninus (come per il Cromlech del Piccolo san Bernardo e  per altri monti) e questo mi fa pensare che anche in questo caso il monte fosse in precedenza dedicato da popolazioni celto/liguri e precedenti a Penn/Pennina. Anche oggi ospita sulla cima il santuario più alto d'Europa, dedicato alla Madonna (come avevo già scritto, la dedica alla Madonna solitamente è un indizio di culti pre-cristiani). Il Nome sembra derivare dalle popolazioni proto celtiche e celto-liguri che abitavano questa zona. "Roc" che significa Roccia/Montagna e forse da "Maol" che significa sommità o da "molek" che significa sacrificio.



Spero di poter ampliare presto questa voce e di scrivere qualcos'atlro riguardo a questa valle piena di pietre interessanti!

LINKS:
http://www.merlino.org/eupm-003.htm
http://www.rupestre.net/archiv/2/ar27.htm
www.shancommunity.org/mdpro/CMpro-v-p-100.html

giovedì 23 ottobre 2008

Rapporto tra animale umani e animali non umani.

Rapporto tra animale umani e animali non umani.

NOTA PERSONALE: Ho sempre considerato il porre l'uomo in una categoria a se stante come una grandissima assurdità. Mi ricordo alle scuole medie presi un brutto voto perchè insistetti, durante l'interrogazione di scienza, sul fatto che l'uomo era un animale. La professoressa ne fu quasi offesa. Per me era ovvio, siamo fatti esattamente uguali stessa struttura delle ossa stesse muscoli di un qualsiasi altro mammifero: non mi sembrava possibile che una proffessoressa di scienze non si rendesse conto di una cosa simile. Quando andavo al paese di mio nonno in montagna (paese in cui la gente viveva ancora molto primitivamente confronto a noi) passavo ore vicino ai conigli e specialmente ad un vitellino (oltre che tra gli alberi ovviamente). L'anno dopo venni a sapere che il mio amico era stato macellato. Avevo circa 12 anni credo e cominciai allora a pensare seriamente che non volevo più nutrirmi di esseri uccisi per la me. Sono riuscito a diventare completamente vegetariano a 17 anni, ora lo sono da 13 anni, e per me è la cosa più naturale del mondo.

Alcuni giorni fa mi sono imbattuto in un bellissimo mito degli indiani ojibway (Link su wikipedia): gli Ojibway erano cacciatori/raccoglitori e ovviamente vivevano  anche in un contesto in cui la caccia era fondamentale (tuttavia il loro rispetto per la natura era profondissimo, molto più profondo del più coerente ambientalista odierno. Eccolo qui:

"Molti e molti anni fa gli uomini potevano parlare con gli animali, tanto erano amici tra di loro. Gli animali capivano gli uomini e noi capivamo loro, ma ad un certo punto gli uomini furono costretti dalle circostanze a cacciare gli animali per nutrirsi. In seguito a questo fatto noi umani iniziammo ad ammalarci. Quello che era successo è che tutti gli animali, compresi i pesci, si erano arrabbiati con noi, perchè li cacciavamo, e per questo noi ci ammalavamo del male del cervo e del male del pesce.
La nostra gente decise di tenere un consiglio ricevendo tutti gli esseri a quattro zampe, le creature della acque e quelle che volavano nell'aria. Facemmo loro delle offerte e poi iniziammo a parlare in questo modo: 'Cari parenti, abbiamo grande bisogno di voi per vivere. Quando cacciamo, cerchiamo di uccidervi in fretta per non farvi soffrire. Con il passare del tempo i nostri corpi giaceranno nella nostra Madre Terra e da loro crescerà qualcosa, in modo che i nostri parenti animali possano trarne nutrimento. Si verrà a creare un ciclo, uno scambio per la continuazione di tutte le forme di vita. Per questo vi chiediamo di liberare la nostra gente dalla malattia che ci procurate'.
Gli animali approvarono le nostre parole e ci insegnarono come curare le malattie, dandoci il permesso di cacciarli,  perchè sapevano che non li avremmo uccisi per puro piacere, avevamo bisogno di loro per dar da mangiare alla gente affamata e avremmo usato ogni parte dell'animale per la nostra sopravvivenza. Sinchè mantenemmo la nostra parola non ci colpì nessuna malattia".

Secondo me è una leggenda bellissima da cui non voglio tirare fuori qui nessuna morale. La cosa che mi piace di più è che anche agli animali venivano attribuiti poteri  magici, anche loro forse avevano i loro sciamani. Ora non resisto e per contrasto riporto un passo della bibbia che viene molte volte nominata come simbolo di civiltà superiore:

"Poi iddio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo nostra somiglianza Domini sopra i pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sopra la terra. (...) Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo, assoggettatelo e dominate sopra i pesci del mare e su tutti gli uccelli del cielo e su tutti gli animali che si muovono sopra la terra. Iddio disse ancora: Ecco io vi do ogni pianta che fa seme su tutta la superficie della terra, e ogni albero fruttifero che fa seme: questi vi serviranno per cibo". (Genesi 1.26)

Non commento nemmeno questo che è meglio.

sabato 18 ottobre 2008

ALTRI MEGALITI TRA PIEMONTE E LIGURIA

ALTRI MEGALITI TRA PIEMONTE E LIGURIA

mentre cercavo su google mi sono imbattuto in questa pagina un pò folkloristica, in cui però sono nominati alcuni menhir, megaliti e incisioni che ancora non conoscevo:

Nel Monregalese:

> un menhir presso il Lago Ratoira in alta Valle Ellero (mai visto, ma che già conoscevo);
> uno presso Frabosa Sottana;
> incisioni rupestri presso Malanotte, la Bisalta e Bellino di Frabosa Sottana;
> una croce litica orizzontale presso il M.Seirasso
> il sito archeologico di Montaldo, con tredici coppelle nella roccia.

questo è il link:
http://www.mentelocale.it/viaggi_sport/...








menhir del lago della ratoira Qui invece ho trovato una foto del menhir del lago ratoira e un sito con un percorso per andarlo a visitare: LINK PERCORSO



...e gia che ci sono segnalo anche il Cromlech di San Martino sempre in quell'area: Ne ho trovato notizia sul fantastic sito megalithic portal. Anche questo non l'ho mai visitato purtroppo e si trova in un'area privata. Leggo con tristezza sta lentamente venendo demolito. Possibile leggere cose del genere nel 2008?

venerdì 8 agosto 2008

La pietra guaritrice di Santa Varena - Villa del Foro (AL)


La pietra guaritrice di Santa Varena
Villa del Foro - Alessandria



Non sono impazzito in questo periodo, torno a parlare di chiese e di sante cristiane per un motivo: la sopravvivenza dei culti pagani, naturali e precristiani nascosti in luoghi e usanze apparentemente cristiane. Avevo già parlato del santuario di Oropa e della Pietra della Vita che si trova in quel luogo, ora torno a parlare di qualche cosa di molto simile. Sempre in Piemonte, sempre pietre guaritrici. Anche in questo caso una pietra legata al lato sacro femminile e alla natura.

Villa del Foro si trova a pochi chilometri da Alessandria, il centro fu abitato dai tempi più antichi come punto di incontro tra le culture palafitticole dell'età del bronzo e del rame, dalle tribù gallo-liguri degli Statielli e dei Marici, fino a mescolarsi con i Celti transalpini creando un fiorente commercio con gli Etruschi che occupavano parti della pianura padana fino in Emilia. Nel scolo precedente alla nascità di Cristo i Romani presero possesso del centro creando la città di Forum Fulvii. Decaduta ben prima della fine dell'Impero, le popolazioni gallo-romane si mescolarono con le popolazioni germaniche dei Goti e con i Longobardi provenienti dalla Scandinavia. Di origini tedesche sono appunto i nomi dei Santi Baudolino e Varena a cui è dedicata la chiesa che si trova nel centro del paese che durante il corso del medioevo sparì per dare origine, con altre popolazioni locali alla città di Alessandria. Sul lato sinistro in basso della chiesa, si può vedere un masso affiorare dall'intonaco. Anche n questo caso ci troviamo di fronte a una delle tante Pietre Guaritrici e del Megalitismo Piemontese che si trovano in queste zone (da ricordare a poche decine di metri la presenza di una pietra coppellata di cui parlo QUI o l'ormai scomparsa pietra di Camagna LINK)




Secondo la tradizione il masso guarirebbe chi soffre di mal di schiena, semplicemente appoggiandovi la schiena nel punto dolorante e ripetendo la formula: Santa Vareina, Santa Vareina famme passè l'mal de scheina". La santa di origine elvetica  si sarebbe fermata in questo luogo tornando dall'Egitto compiendo miracoli. La leggenda dice infatti che ella avrebbe "prodigiosamente" spostato il masso, che si trovava fuori dal paese (sembra nella borgata Parasio) nel luogo in cui si trova ora per strapparlo ai culti pagani che gli abitanti della zona ancora praticavano, ordinando di costruirvi sopra una chiesa, cristianizzandone il culto. Lo studioso Roberto Gremmo, ha notato che nella lingua locale la parola varèina, significa appunto "guaritrice".

La spiegazione più sensata al riguardo della Pietra e della sua leggenda, è che essa fosse un un menhir, o parte di un complesso megalitico viste la presenza di altre pietre sacralizzate in zona, o forse semplicemente un masso sacro agli antici. In questa zona la presenza di strutture megalitiche è certa, ma la natura alluvionale della terra, l'agricoltura e la pesante industrializzazione, unita all'azione iconoclasta dei cristiani nei secoli, ha cancellato gran parte di questo tipo di luoghi. Come abbiamo visto in altri casi, e data la persistenza del culto così radicato anche in epoca cristiana, impossibile da estirpare, è probabile che essa sia stata incorporata nelle credenze della nuova fede con la costruzione di una chiesa su di esso e con l'associazione alla santa. Il fatto è, che come abbiamo visto, nonostante tutto, il culto è arrivato fino a noi attraverso la religiosità popolare e la chiesa ha per una volta contribuito a conservare qualcosa che altrimenti sarebbe probabilmente scomparso.

villa del foro, alessandria

La parte della pietra guaritrice scoperta, come si presenta nel suo aspetto reale all'interno della chiesa (2019)

Come arrivare:

L'uscita autostradale più vicina è quella di Alessandria Est, da qui seguire per Alessandria - Centro e passati il ponte svoltare sulla destra e proseguire verso Villa del Foro/Oviglio. Anche in bicicletta è velocemente raggiungibile.

IL MINI DOCUMENTARIO:


Links:

La pietra guaritrice di Villa del Foro.

Libri:

> Le grandi pietre magiche - Roberto Gremmo.
> Guida ai luoghi misteriosi d'Italia - Umberto Cordier.
> L'italia dell'Insolito e del Mistero.

sabato 28 giugno 2008

IL NOCE DI SAN GIOVANNI, Trisobbio (AL)

IL NOCE DI SAN GIOVANNI, Trisobbio (AL)

E' meno conosciuto di quello di Benevento, ma è ancora li. Anche quest'anno a San Giovanni il noce è tornato a fiorire. Un'altra leggenda in cui è facile rintracciare la persistenza di culti legati agli Alberi. Si trova nei pressi di Trisobbio, in provincia di Alessandria, in mezzo ad una vigna dove si incontrano le strade provenienti da Ovada e Cremolino. Il noce centenario sembra secco, senza nemmeno una foglia, come si vede in foto, ma ogni anno nei giorni a cavallo del Solstizio d'Estate torna "miracolosamente" a fiorire, coprirsi di foglie e poi dare eccellenti frutti. E' parte della leggenda popolare della zona. Si dice che la Notte di San Giovanni appunto, (da ricordare i fuochi di San Giovanni che sostituirono i fuochi di Belenus)  tutte le Masche, le Feighe e le Strié della zona si dessero appuntamento sotto questo noce per celebrare il sabba più importante di tutto l'anno in compagnia del loro Signore Cornuto.


Anche quest'anno il noce ha ripreso a fiorire!

IL SABBA: Recentemente gli studiosi dell'Accademia Urbense hanno scoperto un manoscritto trovato tra le pagine di un atto notarile di fine '700. In esso sono identificate tutte le streghe (in zona meglio conosciute come Masche!) che vi si recavano: quelle dei Bacchetti (località di silvano d'orba), la giovane di Varo di Tagliolo, almeno due di Bric Trionfo. Un'altra veniva sicuramente dal bosco di Bandita e una da Battagliosi. Una Feiga che partecipava al Sabba abitava precisamente vicino alla Cappella di Santa Caterina di Montaldello. Un'altra veniva dai Setteventi di Belforte e poi alcune arrivavano dalla Valle dell'Albara, dalla Valle Scura di Lerma (dal campanile), da Mascatagliata (il nome di questa località ovviamente mi ha sempre colpito) dai boschi della Colma e da quelli di Capanne di Marcarolo e quelle della Val Bormida che l'Inquisizione non era riuscita a debellare. Per ultimo arrivava il Diavolo! (o meglio il Cornuto Dio dei Boschi!). Tutti gli anni, anche se il tempo era bello, all'avvicinarsi di mezza notte il cielo si faceva scuro, le stelle sparivano e arrivava un vento "del diavul". Finita la riunione il Noce poteva finalmente riprendere a fiorire in tutto il suo splendore. Per preti e credenti il motivo era che finalmente dopo la "congrega" il Noce veniva liberato dalla oscura magia, per altri erano proprio le Masche che ogni anno tornavano per restituire la vita al sacro Noce!

Per andare a trovare il Noce qui c'è una mappa dettagliata:
www.funghiitaliani.it/index.php?act=Print&client=printer&f=21&t=48134

lunedì 23 giugno 2008

BELISMA, Belisama, dea del Fuoco!

BELISMA, Belisama, dea del Fuoco!

Belisama era la compagna di Belanu (qui sotto) e deriva dalla stessa radice proto-indoeuropea "Bel", Luce. Non so, onestamente, chi dei due fosse più importante, ma della divinità femminile ho trovato meno notizie forse a causa della nostra civiltà attuale che considera sempre "il maschio" più importante.
Come il suo compagno Belisama era adorata in Europa continentale dall'Illiria alle isole britanniche, da Iberi, Liguri e Celti ed era la Dea del Fuoco, quindi importantissima.
E' stata collegata a Brigid e poi in periodo Gallo-Romano con la dea Minerva.
Era connessa anche con la luce, con le arti e con i corsi d'acqua. Molte sono le iscrizioni trovate a lei dedicate. Famose quelle di  Vaison-la-Romaine in Provenza che indica la dedica di un Nemeton (bosco sacro) alla divinità, e quella di Saint-Lizier in Aquitania che la associa appunto a Minerva.
In epoca romana, il fiume Ribble in Inghilterra era conosciuto con il nome di Belisama. Anche lei veniva fessteggiata il 1° Maggio (Beltane).
Il Biancospino era la pianta sacra alla Dea, con la quale avrebbe segnalato a Belloveso il luogo in cui fondare Milano. Sempre legata alla fondazione di Milano e alla Dea era la Scrofa bianca, animale sacro e simbolo della città Lombarda che venne in seguito maschile transformandosi  nel Cinghiale Bianco, sacro al dio Lugh.
Molto interessante è notare che alla Dea, come abbiamo visto più su, erano dedicati Nemeton: questa usanza continua ed è arrivata fino a noi tramite le cappellette che ancora oggi si trovano in campagna di solito all'inizio o all'interno di un bosco o di quello che un tempo lo era. Al loro interno si trova sempre una Madonna a cui si offrono fiori freschi.

LINKS:
http://it.wikipedia.org/wiki/Belisma


BELANU - Divinita' solare della luce.

BELANU - Divinita' solare della luce.
(Conosciuto anche come: Belenos, Belinos, Belinu, Belinus, Belenus, Veran, Vaerano, Bellinus, Belus, Bel...)
 


Il mio amico Maba, l'altro ieri, per il solstizio mi ha mandato gli auguri con una dedica a Belanu. E' vergognoso che questa divinità così popolare nelle Gallie, in particolar modo nella Gallia Cisalpina, sia praticamente sconosciuta oggi. Conoscevo questa divinità solare principalmente perchè ne avevo letto come una delle poche divinità conosciute adorate dai Liguri (come Penn/Pennina di cui parleremo prima possibile!) e così ho voluto fare una ricerca riprendendo in mano qualche libro che avevo in casa in bilblioteca e su internet naturalmente. Belanu deriva dall'indoueropeo "Bel" che significa "luminoso", "Brillante" ed era una divinità legata ai culti solari. Belanu più tardi era conosciuto in area ed epoca Gallo-Romana come Apollo Belenus, una versione locale dell'Apollo mediterraneo perchè come la più famosa divinità era guaritore e dio del sole (sempre più chiare le connessioni tra dei celtici, greco-romani, nordici, ecc...). In realtà è una delle più antiche divinità protoceltiche conosciute ed era adorato nelle aree abitate da queste antiche popolazioni (Nord della penisola iberica, Gallia transalpina, Gallia cisalpina, Austria, Illiria e Britannia) e quindi inseguito da Iberi, Liguri e Celti. E' probabile che fosse lo stesso dio venerato nell'Inghilterra del nord come Belatu-Cadros e ha molti collegamenti con Lugh il cui nome significa infatti "splendente", adorato in Irlanda. Luoghi di culto dedicati a B. erano numerosissimi e si possono ricordare iscrizioni e santuari a lui dedicati scoperti a Marsiglia, Nimes, Aquileia, in Carnia, Kirkby Lonsdale, in Piemonte a Levo, dove una chiesetta romanica è stata costruita proprio su un piccolo tempio precedente dedicato a Belenus (di cui parliamo qui: LINK) e a Bellino (sotto)


Il nome delle città di Belluno e di Biella, così come probabilmente Belfast e molte altre, deriva probabilmente da questa divinità. Belanu era noto per la sua influenza sulla luce solare, sui cicli stagionali, sull'agricoltura, sulla temperatura, sull'allevamento e su ogni attivita' umana dell'epoca protostorica europea. Per questo è legato ai solstizi e ad altre ricorrenze stagionali (specialmente al 1° Maggio, festa della luce nota in area celtica con il nome di Beltane - "Bel" anche qui, fuoco-luminoso appunto ) ed'è indelebilmente rintracciabile nell'usanza ancora esistente nelle usanze contadine di tutta Europa di accendere fuochi e falò per queste feste.


Nella foto sopra una testa con raggi, (ribaltata) incorporata nella chiesa romanica di Bellino (il nome dice tutto), borgata Chiesa, nel vallone appaiono qua e là ,alcune delle celebri e strane teste mozze di stile Celtico , scolpite nella pietra e usate come materiali di rimpiego o di recuper durante il medioevo.

Era conosciuto anche come: Belenos, Belinos, Belen, Belinu, Belinus, Belenus, Bellinus, Belus, Bel, ma anche deformato in Velen-Veleno-Velino o Veran-Verano.

Belanu aveva una compagna chiamata Belisma o Belisama, dea a cui è dedicata la città di Milano (vedi fondazione di Milano) e di cui la "madonnina" è solo la versione cristianizzata.

Tempietto odierno dedicato al dio Belus. Si trova sulle pendici del Monte Tobbio (in provincia di Alessandria), e più precisamente al Passo della Dagliola.

Curiosità: Il settimo album "Belus" di Burzum uscito nel 2010 è dedicato proprio a questa divinità.

Libro:
Dizionario di Mitologia Celtica - Miranda J. Green
Culti Naturalistici della Liguria Antica - Italo Pucci - Luna Editore.

Links:
http://it.wikipedia.org/wiki/Belanu
http://en.wikipedia.org/wiki/Belenus (in inglese più completo)
http://jean.gallian.free.fr/bell2/breve/ip1.htm 
http://guide.supereva.it/druidismo/interventi/2005/08/220743.shtml

venerdì 20 giugno 2008

IL SOLSTIZIO D'ESTATE, 21 Giugno, Le Erbe, Litha, Midsummer.

IL SOLSTIZIO D'ESTATE 21-23 Giugno, Alban Hefin, Le Erbe, Litha, Midsummer, la notte di San Giovanni.

Il solstizio d'estate nell'emisfero Nord, il 21 giugno, (nell'emisfero Sud il 21 o 22 giugno) è la data del dì più lungo dell'anno, e di conseguenza della notte più corta. Al momento del solstizio, il Sole raggiunge la sua massima declinazione nel suo movimento apparente rispetto al piano dell'eclittica, ed è allo zenit al tropico del Cancro. Rappresentando l'inizio dell'Estate è sempre stato nella storia occasione di feste.Ancora oggi sono molte le usanze superstiti in Europa. I fuochi della notte di San Giovanni ad esempio. Fino a pochi anni fa (ma in alcuni posti ancora oggi) la notte della vigilia del solstizio, specie in montagna si accendevano grandi falò. Molto sentita ancora oggi questa ricorrenza è in nord-europa: il Midsummar svedese per esempio. Feste, fuochi e danze attorno al classico albero, prima della mezzanotte, i bambini addobati da streghe e da antiche divinità silvane girano per le case a chiedere monete e dolcetti. Usanza popolarissima ancora oggi.



Il solstizio d'estate è in fine una festività con un importante lato femminile, una festa della terra e della fertilità (massima luce, raccolti, ecc...) ed è per questo che è stato così duramente avversata dalla chiesa: si diceva infatti che nella notte di san Giovanni le streghe volassero al Sabba. E' anche una festa con un velo di tristezza in quanto si sa che da questo momento le giornate incominceranno di nuovo ad accorciarsi e ci si avvia di nuovo verso le tenebre invernali.





I CALENDARI DI PIETRA


Molti dei cerchi di pietra, allineamenti o monumenti megalitici d'Europa, sono orientati verso il sorgere del sole durante i solstizi e lo sono anche gran parte delle chiese per altro. Sono cambiati i nomi ma Cristo sotto sotto resta sempre il dio Sole. Tra i più famosi ricordiamo: Stonehenge in Inghilterra allineato con quello d'estate e Newgrange in irlanda, allineato con quello d'inverno. Ma anche se gran parte dei centri megalitici in Europa centrale e in particolare nelle nostre zone siano in molti casi scomparsi, non occorre andare così lontano. Ad esempio il Cerchio del piccolo San Bernardo, posto esattamente sul confine tra Francia e Italia, è visibile ancora oggi malgrado i degradi irreparabili commessi durante la realizzazione della strada carrozzabile circa un secolo fa. Anch'esso era allineato con il sorgere del sole di questo giorno. Nel centro Italia, lo studioso Giovanni Feo (interessantissimo il suo libro "Geografia Sacra" - stampa alternativa), ha recentemente scoperto moltissimi siti megalitici in queste zone legate a culture pre-etrusche e per ora sconosciute ma sicuramente collegate alle altre zone d'Europa e del Mediterraneo. (I Villanoviani del resto, prima dell'influenza egea avevano moltissimi punti in comune con i Celti e lo erano anche poi gli Etruschi. Pensiamo a come essi venivano visti da greci e romani, la condizione femminile, il simbolo del cinghiale e soprattutto la similarità tra Druidi ed Aruspici)





LE 8 ERBE DI SAN GIOVANNI E ALTRE USANZE

Ancora durante l'era cristiana la notte di San Giovanni (23 gennaio) resta magica e misteriosa, in essa si decide il destino del prossimo anno solare: falò rituali di origine pre-cristiana, raccolta notturna di rugiada (Esporsi nella notte della vigilia alla rugiada, curerebbe ogni male, compresa la sterilità) ed erbe benefiche (iperico, agnocasto, lavanda, artemisia, verbena, ruta, ribes, rosmarino), bagni purificatori e ripetizioni di preghiere incomprensibili sono arrivati fino a noi.
Molte usanze sono le stesse del primo maggio (Beltane) e allo stesso modo questa festa, nell'Europa centrale ha un forte collegamento con la luce, il sole e con la figura di Bel, Belenus, l'Apollo proto-celtico così adorato nelle Gallie, compreso tutta l'Italia del Nord. La sua figura (come quella di molte divinità solari simili di tutta l'europa, si è trasferita nel Cristo (pensate all'aureola, alla faccia barbuta e raggiata) e in altro santi come San Giovanni. I fuochi di Belenus sono semplicemente diventati i fuochi di San Giovanni. Alcune leggende di campagna parlano di questi misteriosi collegamenti: i più anziani raccontano che “il 24 giugno la sfera sia più luminosa del solito e sembra quasi che a delimitarne il contorno ci sia un cerchio di fuoco che gira instancabilmente per qualche ora. Chi, tra le ragazze da marito, riuscirà a vedervi la testa di San Giovanni decapitato, si sposerà entro l’anno”.
Un rito divinatorio che si è tramandato fino ai nostri giorni, è quello delle chiare d’uovo nell’acqua. La sera della vigilia (23 giugno), prima di andare a letto, bisogna versare l’albume in un bicchiere e lasciarlo fuori tutta la notte. Al sorgere del sole, la più anziana cercherà di scrutare il destino, in base alla forma assunta dal bianco d’uovo. In particolare: una barca è segno di partenza; una bara o un coltello, morte in famiglia; una casa, lunga vita; una bottiglia, felicità; un uovo, maternità in arrivo.



monaci cattolici adorano il Sole come il Cristo.

COME FESTEGGIARE OGGI IL SOLSTIZIO D'ESTATE?

Ecco nostri consigli, come pensiamo generalmente facciamo noi.
L'anno scorso finalmente siamo andati a Stonehenge. Non è assolutamente necessario andare così lontano, e quello di Stonehenge è in assoluto forse il festeggiamento più commerciale legato a questa ricorrenza, ma una volta nella vita volevamo farlo. La possibilità di toccare le pietre e addirittura dormici contro è unica e persone da ogni angolo del mondo si ritrovano qui per danzare, meditare o pregare aspettando il sorgere del sole più forte dell'anno.
Comunque è sempre meglio celebrare in un posto vicino a casa, con gli spiriti a noi vicini. Se oggi vogliamo festeggiare la Ruota dell'anno durante il giorno di suo massimo splendore, la Terra, il Sole, tutti gli dei e gli spiriti o semplicemente il giorno più luminoso dell'anno da perfetti atei possiamo prima di tutto fare a modo nostro! Ricordandocene, come facevano i nostri antichi avi e magari fare un sentito brindisi a mezzanotte e dedicare la nostra bevuta al sole o a chi sentiamo di doverlo dedicare e cercare di essere più felici possibile!
Magari riprometterci di piantare un albero e di riavvicinarci il più possibile alla ruota dell'anno con le sue stagioni. Usare meno possibile la macchina, di consumare meno possibile le fonti di energia e di sprecare meno. Queste sono le cose più importanti. Per il resto in Italia ci sono molti gruppi, ma non credo ci sia un vero movimento spirituale-naturale abbastanza popolare come per esempio in Inghilterra in cui gente dalle motivazioni diverse si ritrova spontaneamente tutti gli anni a vari luoghi (guardate le gallerie d'immagini su internet, gente di tutti i tipi). Ma le cose stanno migliorando, anche se a volte il carattere esageratamente “fantasy” e folcloristico di molti gruppi ci allontana un po' dall'intento più spirituale di queste celebrazioni. In realtà anche nelle celebrazioni cristiane, come nella notte di San Giovanni, se abbiamo voglia di scavare sotto lo strato di apparenze, ci porta ad un passato ancora molto presente nell'animo della nostra società.
Forse, se vi sentite un pò mistico-naturalisti (e di nuovo ripeto: di qualsiasi tipo!), animisti, sarebbe meglio cercare in zona, possibilmente non usare la macchina o l'aereo sia perché inquinano tantissimo, sia perché così potrete avvicinarvi di più alla vostra terra, (camminare o andare in bicicletta sono due forme di meditazione naturale perfette) trovare un bel posto, un cerchio di pietre (ci sono, cercateli) o un posto in cui sapete che ce ne fossero, o un bel prato un boschetto, un monte da cui se vede sorgere il sole. Oppure visto che poi, lo so, ci si trova da soli a casa o con amici a cui non interessa, si può festeggiare (come dicevo prima) con un brindisi, tra i vasi del vostro balcone, accendere un piccolo fuoco, una candela sulla finestra, magari aspettare che il sole sorga! Questo mi sembra semplice e fattibile e a noi sicuramente ha reso la vita un po' meno difficile in questi ultimi anni.

Libro consigliato:
"I riri del solstizio" by Richard Heinberg edito in Italia da Ed. Mediterranee, molto hippy, ma interessante.

Links:

http://www.ginevra2000.it/fiori/Fiori_Leggende/Giugno.htm
http://www.trigallia.com/solstizio_estate.asp
(eng)
Feste e ritrovi a Avebury e Stonehenge.
Ciclisti nudisti per il solstizo d'estate!
https://www.nove.firenze.it/notte-di-san-giovanni-tra-sacro-e-profano-magia-e-tradizione.htm

giovedì 12 giugno 2008

I menhir di Cavaglià

Foto "psichedelica" fatta poco dopo l'inaugurazione del sito
I menhir di Cavaglià
Si tratta di un sito molto interessante, ma allo stesso tempo triste per la sua storia durante il '900. Ma andiamo per ordine: forse si tratta del più grande insieme di menhir e pietre megalitiche che si è riusciti a conservare fino ad oggi in terra piemontese e in Italia, qualcuno lo chiama cromlech erroneamente. Riscoperti nei primi anni 2000 dall'appassionato studioso di Torino, Luca Lenzi, erano stati rimossi violentemente con le ruspe e ammassati, durante lo spianamento del sito e la costruzione della nuova area residenziale. Molti sono stati distrutti per sempre come il sito stesso, ormai irriconoscibile e impossibile da essere ricostruito anche solo in modo teorico. Viene da pensare a come, nel nostro paese, siti antichi di questo tipo siano stati e vengano ancora dimenticati e cosa sia andato perduto nel corso degli anni.


foto d'epoca trovate da Mario Roggero


La cosa positiva è che in una situzione come questa, per altro analoga a molte altre, per una volta si sia riusciti a conservare una parte dei menhir, riposizionarli nel verso giusto e a conservarli. Gli studiosi hanno cercato di riformare l'insieme rifacendosi a foto e segni scoperti su alcuni di essi, croci e coppelle, in alcune di esse la presenza di calcare indica la verticalità e il livello della terra da cui affioravano i megaliti. Una minima parte ovviamente, erano stati ammucchiati con l'utilizzo di ruspe, alcuni sotterrati, altri distrutti con la dinamite già nei secoli precedenti. La loro posizione originale è andata persa per sempre, ma anche il luogo stesso, completamente stravolto. I testimoni dicono che fino agli anni '60 i menhir fossero allineati vicino ad un laghetto che si trovava in quella zona. Sappiamo anche che già nei secoli scorsi molte di queste enormi pietre vennero distrutte per vari motivi. Si usava la dinamite per fare spazio alle vigne, altri venivano fatti a pezzi per farne materiale da costruzione. In oltre ricordiamoci sempre, che come già detto altre volte, queste pietre erano oggetto di culto pagano nella religiosità popolare quasi impossibile da debellare. Contro di esso si scagliarono papi, sinodi, vescovi. Esse vengono condanna nel 398 a Cartagine, nel 452 ad Arles, nel 567 a Tours, nel 681 a Toledo e nel 827 a Parigi. Nel 1858 George Sand ci dice che venivano chiamate "Pietre Sciocche" e che quando le guardie cantonali le incontravano le distruggevano.

Turisti in visita, si notano le dimensioni dei menhir
Impossibile datare con precisione la pietra. Potrebbero essere state erette nel neolitico come nella prima età del ferro. L'ipotesi più probabile è che esse fossero legate alla civiltà palafitticola di Viverone, una cultura proto-celtica autoctona che ci ha lasciato tombe e oggetti di incredibile lavoro come le spade di Bronzo che risalgono al 1500 a.c. circa. Si pensa che l'allineamento avrebbe potuto esse ben più imponente e che si fosse esteso nella direzione del lago di Viverone a poca distanza, che fosse insomma un sito sacro di una certa importanza.

Spade scoperte a viverone 1500 a.c. media età del bronzo.

Nel parco giochi, a poche decine di metri dal cerchio principale, si possono ancora vedere, affiorare dalla terra alcuni monoliti nella loro posizione originaria, anche se in cattive condizioni (moltidi essi sono caduti). Tecnicamente i menhir sono di pietra diversa, il materiale è differente, non possiamo sapere se si trattasse di pietre erette in epoche differenti o cosa vista la quasi completa distruzione del sito originario.

Una delle pietre del gruppo a parte nel parco giochi. Queste dovrebbero essere nella loro posizione originale.
Esistono altri resti, purtroppo però molto è andato perduto con la costruzione degli edifici in zona.

Per raggiungerli: Uscire a Santhia e proseguire per Biella, ve li troverete di fronte quando passate per la rotonda uscendo da Cavaglià.

LINKS:
http://ontanomagico.altervista.org/menhircavaglia.htm
http://www.panoramio.com/photo/8147461
(interessantissimo intervento dello scopritore Luca Lenzi)
http://www.sacrobosco.org/speciale.htm (Altre foto d'epoca)
http://www.themodernantiquarian.com/site/11610/menhirs_di_cavagli_biella.html (pagina su TMA)

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Altre foto d'epoca di proprietà di Marco Roggero.





mercoledì 28 maggio 2008

Il Monte Tobbio

Il Monte Tobbio

I miei monti........ ho una vera venerazione per le montagne. Un giorno parlerò solo di questo... comunque adesso ho voglia di parlare di uno dei monti a cui sono più affezionato, il Monte Tobbio.

Monte Tobbio
Questa piccola montagna è una vera e propria montagna sacra. Tantissimi sono i suoi estimatori che la considerano come un'amica o un amico. Basta cercare su internet quanti siti le sono stati dedicati. Il Tobbio ha una forza particolare, mistica, non so perchè, ma chi sale una volta sulla sua cima poi ci deve tornare. Egli ha qualcosa di mistico che non solo io avverto così fortemente. Anche in questo caso sulla cima è stata edificata una chiesetta...


Il Tobbio è un monte di 1092 m, dalla forma appuntita che si trova sull'appennino ligure al confine tra Piemonte e Liguria, in provincia di Alessandria ma a poco più di 10 km in linea d'aria da Genova. Quando lo si vede, ma soprattutto quando lo si sale si mostra forte, forse perchè si staglia solitario verso il cielo, e da esso è visibile gran parte dell'arco alpino, la pianura alessandrina e anche uno spicchio di mare verso sud.

Monte Tobbio
Il suo nome sembra derivi dall'antico Ligure "togisonus" (luogo impervio), da cui anticamente "Toggio" e poi Tobbio. Il Tobbio è una divinità reale, la si può vedere e toccare, la sua grandezza anche. Io a volte gli porto delle offerte: pietre che vengono da lontano, legnetti intagliati e le lascio tra le pietre. Oppure gli offro i miei pensieri. Lui in cambio mi regala tranquillità, mi fa sentire bene e a volte mi ha anche aiutato quando sono stato capace di chiederglielo! Grazie Tobbio!

PERCORSO SACRO
Oggi durante l'escursione per raggiungere la cima ci si può imbattere in un vero percorso sacro di cui parlo qui: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2013/08/percorso-sacro-sul-monte-tobbio.html

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Aggiornamento - febbraio 2008

INCISIONE RUPESTRE DEL MONTE TOBBIO



Durante i miei giri fuori dai sentieri mi sono imbattutto in vari luoghi, animali e piante. Come si capisce dalla parte di qui sopra ho sempre sentito una certa forza in questo luogo e anche per la sua forma e collocazione ho sempre pensato che in passato abbia avuto qualche importanza per gli Antichi. La cima è coperta dalla chiesetta e dal piccolo rifugio e quindi se qulcosa avesse potuto esserci è stato coperto. L'estate scorsa (2008) scendendo dalla cima verso sud, sulla piccola cresta mi sono imbattuto in una strana incisione circolare. Purtroppo le pietre del monte sono molto erose e fragili quindi non sono riuscito a notare nient'altro. Io ho pensato subito ad una macina, ma il l'incisione è incavata. In più il luogo non è facile da essere raggiunto e rocce come questa sono facili da trovare più in basso. Quindi per me e per altri a cui ho presentato le foto, rimane un mistero. Forse un simbolo solare?

Incisione circolare del Monte Tobbio
Quest'incisione su T.M.A. - LINK

Alcuni links per conoscere meglio il Tobbio:
http://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Tobbio

http://differentgreen.altervista.org/tobbio/monte_tobbio.html

http://www.issbarletti.it/Viandanti/index.htm

http://www.regione.piemonte.it/parchi/riv_archivio/speciali/montagne/masso.htm


martedì 13 maggio 2008

Divinità: Cernunnos

Di Andrea

Divinità: Cernunnos.

Oggi inizio a parlare di alcune divinità a cui tengo particolarmente. In generale io sono quasi ateo, ma ho sempre sentito la forza di alcuni elemnti naturali. Di solito non parlo di queste cose, perchè le considero personali (e non è mia intenzione imporle a nessuno) se non quando bevo veramente tanto e magari mi trovo in luoghi particolari. Molti dei miei amici mi considerano pazzo. Mi risulta "strano" quindi parlare di divinità ma lo faccio per due motivi principalmente:

1) Sono appassionato di antropologia, mitologia, storie e quindi sono sempre stato affascinato da questi antichi miti, fina da quando da piccolo sentivo parlare di Ulisse e degli dei greci per esmpio, ma specialmente da quelli più sconosciuti e misteriosi...

2) Molti di questi miti non sono altro che una antropomorfizzazione delle forze naturali, ovvero un modo più semplice per rappresentarle che gli uomini, che fanno fatica a comprendere concetti più "astratti" hanno trovato nei secoli.

Divinità a cui tengo molto è sicuramente il dio CERNUNNOS. Il dio dalle corna di cervo, di cui come per la maggior parte delle divinità antiche europee non classiche, si sa molto poco.


La rappresentazione più antica è probabilmente quella trovata in Val Camonica che risale, sembra, al quarto secolo avanti cristo, mentre la più conosciuta si trova sul famoso calderone di Gundstrup della Danimarca pregermanica e risalente al primo secolo a.c. una zono mai interessata dalla presenza della cultura celtica quindi? Oggi sappiamo infatti che il calderone rituale venne costruito da artigiani in quella che oggi è la bulgaria per via dello stile e dei confronti con manufatti simili, non sappiamo se la manodopera fosse celtica o lo fosse solo la committenza e non sappiamo esattamente dove si trovasse quando venne preso come bottino di guerra dalle tribù germaniche che lo portarono appunto in Danimarca. 


Un'altra rappresentazione è quella del Pilier des nautes ("Pilastro dei barcaioli") a Parigi in cui si legge il nome Cernunnos, rilievo grazie al quale oggi sappiamo come venisse chiamato in ambito gallo-romano. 



Altre rappresentazioni praticamente certe sono invece giunte a noi molto rovinate, ad esempio quella della coppa di Lione, sempre di fattura gallo-romana a cui però manca completamente la testa.



Esistono molte alte rappresentazioni del Dio Cornuto, ma sono in poche quelle di cui siamo sicuri ad esempio quella che si presuppone venga da Cirencester in Inghilterra. Al riguardo bisogna dire che tutte le rappresentazioni di Cernunnos che provengono dal Regno Unito sono incerte.


Altre rappresentazioni vengono da altre parti d'Europa, interessante il fatto che la sua figura (vedi sotto) si confonda spesso non solo con quella di Pan e di Dioniso classici, ma anche con quella dello Shiva indiano (con cui probabilmente condivide un'origine pre-indoeuropea) e addirittura con quella del Buddha per vie più che mai complesse che infatti ritroviamo nel tempio celto-ligure di Roquepertuse vicino a Marsiglia e addiritture in epoche successive su di una nave vichinga.


In Italia oltre alla rappresentazione più antica del mondo trovata in Valcamonica (sopra) troviamo un mascherone celtico (forse del II sec. a.C.) di Vogogna nei pressi di Novara che a volte viene attribuito al Cornuto, ma probabilmente è riferibile a Verkos o Belenos o altra divinità celtica assimilabile ad Apollo (Gambari).


Sempre in Piemonte è documentata la presenza di un rilievo che chiaramente rappresenta Cernunnos (Corna, torques, posizione del braccio) ritrovato in località San Damiano a Villa del Foro (AL) ma di cui unica testimonianza sembra essere un rilievo apparso su una rivista del primo dopo guerra.


Cernunnos era la divinità naturale dei boschi, degli animali e degli istinti primordiali dell'uomo, rappresentato con le corna di cervo di solito con un torques al collo, uno in una mano ed un serpente nell'altra circondato da animali. Era sicuramente adorato dalle popolazioni celtiche delle gallie ma si pensa che il suo culto sia anteriore, il famoso "dio cornuto" indoeuropeo simile a Pan e sicuramente connesso con Dioniso in grecia e con Shiva in India. Da notare la fortissima somiglianza con la rappresentazione di Pashupati "proto-shiva" trovata a Mohenjo Daro in India, civiltà della valle dell'Indo, 2000 a.c. circa, che presenta tantissime similitudini con la cultura celtica e precristiana dell'Europa. (vedi: melusina-e-naga-kanya-e-sheela-na-gig)



Libro interessantissimo che consiglio a questo punto è "Shiva e Dioniso" di  A.Daniélou (Ubaldini Editore, Roma, 1980). Nel periodo Gallo-Romano questa divinità venne poi a volte identificata con il dio Pan (anch'esso legato a dioniso) e poi entrambi identificati durante la cristianizzazione dell'Europa con il Diavolo. Ancora adorato ai tempi della stregoneria durante i sabba in cui si conseravavano ancora elementi pagani e oggi da alcune correnti neo-pagane.