venerdì 30 novembre 2012

Il cerchio megalitico di Como.

Una breve segnalazione:
Pochi anni fa nei pressi di Como è stato scoperto un sito con un grande cerchio litico.
Non ho ancora approfondito seriamente ma a quanto ho capito è stato coperto dall'ospedale stesso.
Per ora mi limito a segnalare questo link con alcune foto.

http://archeoblog.net/2007/como-recinto-del-v-secolo-ac-sotto-il-nuovo-ospedale-prime-immagini/



venerdì 16 novembre 2012

LE DRUIDESSE.

Bisogna notare chei druidi moderni specificano che il termine druida (al femminile) sia un invenzione moderna. In inglese infatti "Druid" non è maschile ne femminile e quindi non ha nessuna valenza nell'indicare il sesso. Da tempo volevo scrivere un piccolo post su questo argomento. In molti casi si è letto di druide o druidesse, soprattutto nel folklore e nel periodo romantico. Sono vari i quedri di artisti di questa epoca che rappresentano sacerdoti druidi di sesso femminile. Però sui druidi storici sappiamo molto poco ed è difficile capire se queste sacerdotesse esistessero veramente. Io direi che l'esistenza di sacerdotesse, maghe o donne sante in area celtica nel periodo preromano è fuori discusssione. A questo punto bisognerebbe chidersi chi erano quindi i druidi, nel senso: essi erano gli unici sacerdoti della religione dei celti? Erano presenti in tutte le differenti culture celtiche dalla Gallia Transalpina, a quella Cisalpina, alle isole fino al sud della Germania e alla Spagna? Su questo argomento sono stati scritti molti libri e penso di scrivere un lungo (o più di uno) post sull'argomento in futuro.

 La druidessa (Odilon Redon)

TESTOMONIANZE CLASSICHE. Nell'immaginario collettivo, la parola druido ci rimanda subito ad un sacerdote uomo, con una lunga barba bianca, ma erano veramente soltato uomini? L'unico modo diretto che abbiamo per conoscere la religione dei Celti è andare a cercare sui testi classici degli autori greci e latini, oppure negli scarsi ritrovamenti archeologici. Da questo punto di vista non ci sono testimonianze ben chiare, ma molte tracce che ci possono aiutare a fare supposizioni più o meno fondate. Strabone nella "Geografia" (IV, 5) di una tribù di sole donne che vivevano su di un'isola alla foce della Loira, ma non è ben chiaro chi fossero. La testimonianza più conosciuta è forse quella di Tacito che nei suoi "Annali" (XXIX-XXX) parla della presa dell'isola di Mona (forse Anglesey o l'attuale isola di Man): quando Svetonio si preparava ad invadere l'sola, rifugio di profughi locali, gli abitanti si prepararono a riceverli sulla spiaggia. Tra loro i druidi che lanciavano maledizioni e preghiere con le mani al cielo e delle donne vestite di nero simili a furie che agitavano fiaccole tanto da terrorizzare i soldati romani. Ovviamente i locali furono poi vinti, alcuni dei sacerdoti bruciati nelle loro fiamme e i loro boschi sacri rasi al suolo. Inutile commentare l'azione di quelli che all'epoca si consideravano il popolo più civile del mondo, non è questo il posto.  

Alcune rappresentazioni classiche di druidesse.

Nella testimonianza di Tacito però non è ben chiaro se le donne fossero Druidesse, sacerdotesse di altro tipo o addirittura guerriere. Ci sono delle testimonianze ben più chiare però anche se meno importanti e non ben documentate. La prima si riferisce a Lampridio nella biografia di Alessandro Severo (LIX, 6) in cui lo stesso imperatore venne messo in guardia sul valore del suo esercito da una "Profetessa Druidica". Molto simile il testo di Vopisco in cui Diocleziano riceve indicazioni sul suo futuro da una Druidessa (Vita di Numeriano XIV, 2). Sempre secondo Vopisco Diocleziano usava chiedere consigli alle Dryades sul suo modo di gevernare.  Queste sono sicuramente le le testimonianze che ci fanno propendere per una risposta affermativa alla questione. Esistono poi molti altri testi in cui gli osservatori romani ci parlano sbalorditi delle donne dei britanni, che si dipingevano il corpo di nero, andavano in battaglia, tenevano rituali ma non ci sono di grande aiuto. 


DRUIDESSE PIEMONTESI. Ci sono poi testimonianze più vicine a noi sia per quanto riguarda il tempo che per questioni geografiche. Bisogna tornare in Piemonte nel 1600 infatti, precisamente nella prima metà di questo secolo quando viveva a Mondovì con il governatore della città Carlo Operti una donna popolarmente detta Druida molto nota per i suoi malefici, filtri e magie, prodotte, secondo la tradizione, in modo diabolico. La druida era al servizio dell'Operti che serviva eliminando chiunque gli si opponesse utilizzando, appunto le arti diaboliche. Ella aveva uno strano rapporto con un "prete-masca" (LINK), Giovanni Gandolfo che viveva nel convento cistercense di Vicoforte ed era molto brava a fare del male realizzando pomate e pozioni a base di sangue di neonati, gatti neri squartati e veleno di vipera. Ovviamente si trattava delle classiche accuse terrificanti che venivano usate per condannare le streghe, la cosa interessante è che però il termine druida venisse usato in Piemonte del all'inizio del 1600 e che quindi fosse un termine ancora popolare. Sappiamo che il prete studioso di astronomia, occultismo e visionario venne condannato a morte per squartamento sulla pubblica piazza per avere ordito congiura diabolica per uccidere la Madama Reale, ma non si sa che fine abbia fatto la Druida. 


Restando in Piemonte però incontriamo quella che forse è la "Druida" più famosa. La Druida di Malciaussia: Si tratta di una statua che si trova in una sperduta cappelletta alpina nella frazione di Malciaussìa appunto che rappresenta una figura apparentemente femminile coperta da una tunica sacerdotale risalente al periodo precristiano. Oggi sappiamo che probabilmente sia una rappresentazione molto più recente e che probabilmente rappresenti San Bernardo. La leggenda comunque la identifica con questa druida anche perchè tra le scritte di vario genere che la ricoprono ve n'è una sulla veste in caratteri greci è scritto "Druas" termine celtico. Sono poi presenti varie croci e la scritta cristianizzante: San Bernardo (appunto). Come trasformare una figura pagana in un santo Cristiano nel medioevo o viceversa. Da notare che la "druida" nell'altorilievo uccide un esserino con bastone, ma questo è un vero e proprio enigma. La cosa più interessante, al di quello che la statua rappresenti realmente, è che il termine druido in questi casi è sempre femminile, testimoniando una qualche ricorrenza della figura delle druide nell'immaginario piemontese dei secoli scorsi che precede di molto il revival druidico britannico in un'area ben distante. Sono quindi del tutto indipendenti e testimoniano come credenze e usanze precristiane, celtiche e pre-celtiche siano sopravvissute ai secoli nell'immaginario popolare dopo la cristianizzazione di questi territori.


DRUIDESSE CONTEMPORANEE. Nel druidismo moderno le druidesse sono una realtà. Se negli antichi ordini nati nel 1700 e nel 1800 le donne erano tenute fuori a causa della condizione sociale e delle idee sessite dell'epoca, negli ordini moderni questo non accade e anzi molte volte sono proprio donne ascrivere libri e presiedere gruppi e ritiri come nel caso di Emma Restal Orr (http://www.emmarestallorr.org/) autrice di veri libri tra i quali tradotto in Italia "I principi del druidismo". Emma è anche la fondatrice di The Druid Network, importante gruppo inglese.

Moderna druidessa in bicicletta.

Bibliografia:

I Druidi di Massimo Centini (Xenia)
I Principi del Druidismo di Emma Restal Orr (Armenia)
Riti e Misteri dei Druidi di Philip Carr Gomm (Mondadori)
Streghe in Piemonte di Massimo Centini (Priuli & Verlucca Ed.).
Streghe e Magia di Roberto Gremmo (Ed. ELF).

LINKS:
http://ilboscodelcinghialebianco.blogspot.it/2012/09/druidesse-streghe-badesse.html
http://guide.supereva.it/musica_celtica_/interventi/2004/03/151016.shtml
http://www.emmarestallorr.org/

LINK a gruppi druidici italiani:
Cerchio Druidico Italiano (zona Biella)
OBOD Italia

mercoledì 20 giugno 2012

Buffo altarino al dio Pen sul monte ebro.


Qualche tempo fa ci siamo recati sulla cima del Monte Ebro per installare un piccolo tempietto dedicato al Dio Pen o Penn. Dio delle alture, associato alle montagne era venerato dalle popolazioni celtiche e liguri è quasi sconosciuto anche se spesso ancora usiamo il suo nome legato al territorio. Sembra che originariamente si trattasse di una dea (Pennina), ma probabilmente il sesso è secondario in quanto in epoca preromana gli dei non venivano adorati in forma umana! I Romani poi, quando invasero le nostre zone "romanizzarono" anche questa divinità associandola a Giove: Giove Pennino (Iuppiter Poeninus).
Se pensate che si trattino di fantasie o fricchettonate, pensate solo a quanti toponimi derivino da questo Dio: Il Monte Penna (LINK), il Monte Pennino tra Marche ed Umbria (LINK), l'omonimo in liguria, le Alpi Pennine o semplicemente basti pensare alla catena degli Appennini che attraversa l'Italia. Il nome "Appennini" deriva appunto da Pen, Giove Appennino poi. 
A questa divinità furono dedicati molti luoghi, menhir, cerchi di pietre e templi poi. 
Da ricordare il cerchio del piccolo San Bernardo (La Thuile - LINK) a lui dedicato o il "falso menhir" (LINK) di Finale, una pietra naturale scolpita, sembra, per simboleggiare PENN.


Il "tempietto"(*) è di fattura molto semplice, ma la decisione è stata presa all'ultimo momento. Abbiamo deciso di portarlo sul monte Ebro perchè rappresenta il punto più alto dell'Appennino Piemontese (1700 metri slm) ma anche perchè è un luogo che ci capita di raggiungere spesso e che consideriamo in qualche modo magico. Abbiamo deciso di non installarlo sulla croce cristiana a pochi metri, perchè pensavamo potesse essere considerato offensivo e noi siamo per la libertà di culto. Problema, bisogna sottolinearlo, che i monoteisti non si sono mai posti, disseminando di croci tutte le nostre alture.


La rappresentazione stilizzata e non umana della divinità (un picco con gli occhi) è stata decisa perchè, come dicevamo sopra, in epoca antica le divinità e gli spiriti non venivano rappresentati in forma umana dai nostri avi celti e liguri. Speriamo che il tempietto non venga vandalizzato subito e possa resistere per un pò.


La splendita vista che si gode dalla vetta del Monte Ebro.

Nota: (*)
Il termine tempietto non è esatto, infatti il tempio delle divinità pagane (non antropocentriche!!!) è già lo scenario naturale e possiamo incontrare il loro spirito ovunque vogliamo o riusciamo a sentirlo. Per questo, come nel caso del tempietto a Belenus sul Monte Tobbio (LINK) abbiamo deciso di realizzare una piccolissima rappresentazione che sia più che altro un ricordo alle vecchie divinità per chi ormai le ha dimenticate. Le croci di cemento armato alte 10 metri le fanno i cristiani non noi!

martedì 19 giugno 2012

ADDIO A 12 LINEE FERROVIARIE IN PIEMONTE.

Questa è una settimana triste in Piemonte. Infatti, con una decisione del genere si chiudono linee che erano state aperte nel 1850 prima ancora dell'unità d'Italia. Questo è l'elenco delle linee soppresse:

Pinerolo-Torre Pellice, Savigliano-Saluzzo-Cuneo, Asti-Castagnole-Alba, Mondovì-Cuneo, Alessandria-Castagnole, Alessandria-Ovada, Santhià-Arona, Ceva-Ormea, Novi-Tortona, Asti-Casale-Mortara, Asti-Chivasso, Bra-Ceva.

E' vero, molti di questi treni viaggiavano spesso vuoti, ma perchè si è arrivato a questo?
Chiudere le biglietterie, lasciare che le stazioni vadano in rovine rendendo pericoloso andare a prendere il treno (succede anche ad Alessandria, non solo nelle piccole stazioni), tagliare le corse è segno di una precisa volontà di tagliare il servizio ferroviario e il trasporto pubblico.

Alessandria in particolare diventerà ancora più isolata dal resto della sua provincia e viaggiare per chi non ha un'auto sarà sempre più complicato e pericolosa. Il trasporto su gomma infatti E' PERICOLOSO! Senza parlare di inquinamento, traffico e disagio sociale.

Linee ferroviarie in Italia nel 1850 circa. Il Piemonte era già servito quasi completamente. I tagli sono un duro colpo anche dal punto di vista culturale.

giovedì 10 maggio 2012

C'ENTRO! 3 - ALESSANDRIA, SABATO 12 MAGGIO 2012


C’ENTRO! 3
ALESSANDRIA, SABATO 12 MAGGIO 2012
MANIFESTAZIONE IN BICICLETTA
da piazza della Libertà alla rotonda della Stortigliona a piazza della Libertà
ritrovo h. 15,30 davanti al Comune
PER NON ESSERE BERSAGLI MOBILI,
CHIEDIAMO PERCORSI CICLABILI CONTINUI E SICURI
TRA SOBBORGHI, PERIFERIA E CENTRO
Sabato dodici maggio, al pomeriggio, una pedalata partirà dal Comune, percorrerà il centro e uscirà dalla città attraversando il Bormida sulla ex SS10 per tornare in centro e concludersi davanti alla Provincia.
Un percorso scelto per focalizzare l'attenzione su uno dei punti più critici della viabilità. Sulla ex-SS10 infatti, con il raddoppio delle corsie per le automobili, si è eliminata completamente la banchina laterale, creando una situazione di estrema pericolosità per i ciclisti, e chiudendo in pratica l'unica uscita dalla città in direzione dei molti sobborghi della Fraschetta: una scelta assurda che ha praticamente privato cittadini e utenti della strada del diritto fondamentale di potersi muovere.
Una scelta probabilmente fuorilegge, perché sono state eluse da Comune e Provincia le leggi dello Stato, che prevedono la realizzazione di piste ciclabili sulle nuove strade e la destinazione di parte degli introiti derivanti dalle multe "alla realizzazione di interventi a favore della mobilità ciclistica, nonché (...) ad interventi per la sicurezza stradale, in particolare a tutela degli utenti deboli" (d.l. 285 - art.208 cod. str.)
Una scelta illogica, perché se la bicicletta è il mezzo più efficiente per gli spostamenti nel raggio di cinque-sei chilometri, non si capisce perché i sobborghi siano privi di collegamenti sicuri con la città.
Una scelta oltretutto miope, perché un polo di attrazione turistica importante come Marengo non è raggiungibile in bicicletta; e molti dei turisti europei - che normalmente usano la bici per spostarsi - catapultati nella nostra città con Autozug e Autoslaap avrebbero una importante opportunità per fermarsi prima di fuggire per altre mete.
Con questa manifestazione rivendichiamo il diritto ad essere considerati utenti della strada al pari degli altri,  anche con un’attenzione in più, visto che la nostra presenza sulle strade contribuisce a migliorare la vita di tutti. Ed essendo il numero di biciclette circolanti un indice di qualità urbana, è necessaria più sicurezza per incrementarlo.
Aperta a tutti i cittadini, sarà anche il modo per chiedere che il tema della mobilità sostenibile e della ciclabilità occupi un posto centrale nell'agenda della prossima Amministrazione comunale.
gliamicidellebici FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta)
Alessandria


lunedì 30 aprile 2012

LA MIA BICI: prendersi cura della propria bici 1.

In Italia c'è molta ignoranza in tutti i campi. Usando la bici ogni giorno negli anni ho imparato molte cose, molte sulla mia pelle, su come prendersi cura del proprio mezzo: sicurezza, riparazioni, antifurto, scegliere la bici più adatta, dove risparmiare e dove investire, ecc...
IMPORTANTE: bisogna tenere da conto la vostra bicicletta, un rottame oltre che essere pericoloso non sarà mai un mezzo comodo, utile e non vi darà mai delle soddisfazioni!

Il primo punto da affrontare credo sia quello della scelta della bicicletta: qual'è il tipo più adatto alle mie necessità? Bisogna prendere in considerazioni molti fattori: la userò solo in città, come sono le strade della mia città, il mio budjet, dove la lascio di notte, i miei gusti estetici, ecc... qui sotto ho preso in considerazione varie possibilità.

SCELTA 1) Vecchia mountain bike adattata:


Una vecchia Cinelli Sentiero modificata per l'uso urbano fotografata a Milano.

Questa secondo me è la scelta migliore per un ciclista urbano: in giro (negozi, ebay, annunci, mercatini...) si trovano molte mountain bike del periodo cha va da fine anni '80 in avanti, di media/alta gamma a prezzi abordabili: un prezzo giusto per una bella bici di questo genere in condizioni accettabili si può trovare sui 100 - 200 euro. A questo punto si possono fare delle piccole variazioni come prendere dei pneumatici da strada, mettere un manubrio più comodo e alto, aggiungere parafanghi e portapacchi, cestini e così via. Dipende dalla necessità e dai vostri gusti. Una bici del genere è adatta a strade non proprio perfette com'è tipico delle città italiane, i cambi sono adatti a città piane e con vari dislivelli, il telaio ha gli attacchi per portapacchi e parafanghi.

Un'altra vecchia MTB di gamma media modificata per l'uso urbano.

Cosa più importante on il prezzo di una bici attuale da supermercato vi prendete una bici super di qualche tempo fa con finiture che magari ora non fanno nemmeno più. Ultima cosa: bici del genere non danno un grande guadagno ai numerosi ladri di biciclette e quindi le rende meno "rubabili". Di contro c'è da dire che per questa scelta dovete intendervi abbastanza bene di biciclette: scegliere una bici con il telaio in buone condizioni, con freni e cambi tenuti bene e poi anche per fare gli eventuali ritocchi.

 SCELTA 2) City bike/Urban bike/Trekking bike:
Una tipica bici da trekking/city bike..

Ho unito in un'unica categoria questi diversi tipi di biciclette. Di solito le bici da trekking sono simili alle city bike, ma più curate, e adatte anche a lunghi percorsi. Le bici "urban" di solito sono city bike con un'attenzione maggiore all'estetica. Questa è una descrizione veloce, ma vi consiglio di approfondire se siete interessati alla cosa. Sottolineerò qualche volta questa cosa: non comprate bici al supermercato (e per supermercato intendo Iper e cose del genere). Risparmierete qualche soldo cero, ma vi troverete a dover cambiare il vostro mezzo dopo poco tempo, o peggio, vi farete del male a cause della rottura di qualche componente scadente: capita molto spesso!
Detto questo passiamo al resto: se non siete esperti nelle riparazioni e avete un budjet medio questa è la scelta perfetta: queste biciclette sono progettate apposta per gli spostamenti urbani, hanno già molti componenti di serie (come le luci, i parafanghi e portapacchi) e hanno una postura più comoda. Quando la scegliete tenete presente che se la vorrete usare anche per spostamenti più lunghi, magari viaggi in bicicletta, la bici dovrà essere dotata di cambio e ruote più grandi, mentre se la usate solo in città potreste decidervi per biciclette più resistenti alle intemperie, magari senza cambio o adatte anche al trasporto di pacchi voluminosi. Nel nord Europa ci sono produttori specializzati in questo settore che fanno bici incredibili dotate di grandi portapacchi o adatte anche al trasporto di diversi bambini!

Una bici con la parte posteriore allungata per aumentarne la capacità di carico.

Alcuni produttori di bici cargo da città:
http://www.madsencycles.com/
http://www.christianiabikes.com

fino ad arrivare a cose del genere:
http://www.psfk.com/2010/03/vrachtfiets-cargo-bikes-for-urban-mobility.html

MOLTO IMPORTANTE L'ANTIFURTO! Mettete in conto di spendere un pò di soldi per un buon lucchetto!

SCELTA 3) Bici classica da uomo o da donna:



Se quello che cercate è l'eleganza oltre che alla comodità (ed è una cosa comprensibilissima per un ciclista) potreste orientarvi su una bici classica: telaio d'acciaio, finiture cromate, freni a bacchetta e cose di questo genere. In questo caso ci sono due possibilità: la prima è comprarsela nuova. Esistono ancora grandi marchi come Raleigh (UK) o Dei (Ita) che fanno biciclette stupende. Di solito bici di questo genere costano un pò, perchè sono fatte con molta cura e con componenti di alto livello.  La seconda possibilità è cercare una bici vecchia. In questo caso la scelta non è data dal volere risparmiare, infatti per riverniciare un vecchio telaio, comprare dei cerchi nuovi e tutto il resto probabilmente potreste spendere ancora di più. Però è facile trovare magari dal rottamaio o in un mercatino autentiche opere d'arte d'altri tempi (magari una Maino originale!): telai con saldature limate e finiture aerodinamiche fatte a mano... cose del genere. 
Anche in questo caso bisogna considerare l'acquisto di un potente antifurto, io non lascerei mai una bici di questo genere legata in giro per ore o magari esposta alle intemperie!

SCELTA 4) Bici da corsa, rapporto fisso, e cose del genere:


Una tipica "fixed gear".

Mi dilungherò poco su questo tipo di bici: se quello che vi interessa è principalmente l'estetica, non vi servono portapacchi o altri accessori, oppure vi piace l'aspetto sportivo o semplicemente volete andare sempre velocissimi, potete prendere in considerazione una cosa del genere. Fino a qualche anno fa si trovavano vecchie bici da corsa, stupende, a pochi euro. Io ne ho acquistata una a 80 euro, con tubazioni Columbus e gruppo Campagnolo record. Ora è diventata una moda e i prezzi sono saliti, ma rimangono sempre accessibili se proprio non potete farne a meno. Da tenere presente la scomodità del manubrio basso e dei freni sulla curva, i copertoncini o tubolari strettissimi e lisci che ne rendono pericoloso l'uso sul selciato o con la pioggia e cose di questo genere.
Negli ultimi anni un'altra moda è esplosa quella della bici fissa: bici senza freni e con un solo rapporto fisso senza ruota libera (per frenare bisogna pedalare più piano) che di solito sono vere e proprie bici da pista usate su strada. Su questo tipo di bici "fixed gear" si trova qualsiasi cosa online e non mi sembra il caso di dilungarmi... Anche in questo caso lucchetto bello potente.

domenica 29 aprile 2012

Visitare la Cittadella di Alessandria, in bici o a piedi...

Durante questo weekend (fine aprile 2012) ho cercato di recarmi alla fiera dei fiori e della piante in Cittadella da casa mia situata nel centro storico della città, come sempre in bicicletta. Cosa già fatta diverse volte ma questa volta ho deciso di documentare il percorso con delle foto: lasciando perdere la parte urbana del percorso e il fatto che non ci sia più un ponte che colleghi direttamente il centro a questo fantastico luogo storico (separati in realtà da poche centinaia di metri) mi sono concentrato su quello che in teoria sarebbe un percorso ciclabile e pedonale protetto dal ponte Tiziano all'ingresso della Cittadella. Giunto sul ponte ho visto che moltissimi cittadini avevano avuto la mia stessa idea, infatti era pieno di bici e di pedoni, ma a parte il "traffico" ciclistico e pedonale va tutto bene fino alla rotonda.


Qui le automobili possono facilmente salire sui marciapiedi e inizio ad avere problemi.


Pedoni e ciclisti cominciano a contendersi lo spazio: se le auto sono sul marciapiede si procede insieme sulla pista ciclabie, se queste sono sulla pista le bici devono invadere il marciapiede. Alcuni sono costretti a camminare in mezzo alla strada rischiando di essere investiti. Evidentemente anche in questo caso nessuno ha il compito di controllare ed eventualmente fare spostare gli automezzi criminali... il malcontento però è diffuso e la gente si lamenta a voce alta. Qualcuno mormora che "bisognerebbe spaccargliele queste auto"! 


Avvicinandoci all'ingresso della nostra fortezza la situazione diventa insostenibile: le macchine sono ovunque: addirittura in alcuni casi sono parcheggiate in doppia fila sui percorsi protetti. Una giovane famiglia con passeggino e bambino piccolo è costretta a tornare indietro e passare pericolosamente sulla strada tra auto e mezzi pesanti. Alcuni vigili sono a poche decine di metri ma solo per sorvegliare le strisce pedonali (almeno quello per fortuna!)


Arrivati all'ingresso ci viene però chiesto (e devo dire giustamente) di scendere dalle bici perchè saremmo pericolosi per le persone e di lasciarle sulle prime rastrelliere che troviamo. Qui mi chiedo se fino a 5 metri prima fossimo in un altro mondo in cui sono invece le persone ad essere un problema per le automobili.


Le rastrelliere sono strapiene e sono costretto a legare la mia bicicletta lungo la ringhiera del ponte come molti altri. Al ritorno non ci provo nemmeno e decido di raggiungere il ponte transitando sulla strada con le macchine. In definitiva questa è stata l'ennesima prova che l'amministrazione della nostra città non ha il minimo interesse a mantenere l'ordine pubblico, a garantire la sicurezza dei cittadini e migliorarne la qualità della vita contrastando traffico, inquinamento e inciviltà diffusa. E' anche vero che ci sono molte più persone di quello che si vuole fare credere che vorrebbero evitare di usare le automobili per muoversi ma vengono contrastati e mortificati da un'amministrazione incapace e fuori dal mondo!

giovedì 19 aprile 2012

Via S.G. della Vittoria, domenica.

Domenica scorsa:
Divieto di transito dalle 16 alle 20 festivi e prefestivi, passava una macchina dopo l'altra... tutte autorizzate? Ma la cosa peggiore che capita tutti i giorni riguarda il DIVIETO DI FERMATA sulla sinistra. Divieto di fermanta ripeto, nemmeno di sosta, ma una colonna di auto occupa il marciapiede completamente... tra l'altro è il palazzo del comune...

lunedì 16 aprile 2012

Succede in Inghilterra.

CITIES FIT FOR CYCLING.



http://www.thetimes.co.uk/tto/public/cyclesafety/contact/

In Inghilterra il TIMES sta da un pò di tempo portato avanti questa campagna per rendere le strade più sicure per i ciclisti. Ognuno può aggiungere ad una mappa interattiva i punti pericolosi, vie difficilmente percorribili sulla mappa.

In Italia a quanto ho visto ci si sta provando con la campania SALVACICLISTI, http://www.salvaciclisti.it che credo sia del tutto indipendente, vedremo...

domenica 15 aprile 2012

Aggiornamento Via Teresa Michel.

Servizi igenici sulla pista ciclabile di Via Teresa Michel.
I ciclisti ad Alessandria godono della stessa considerazione dei cessi pubblici!

venerdì 13 aprile 2012

Arrivano i baracconi, addio pista ciclabile.

Come ogni anno, in primavera, con l'arrivo dei baracconi le piste ciclabili nella zona tra Viale Milite Ignoto e Via Teresa Michel vengono usate per qualsiasi cosa, tranne che a per le biciclette. Nonostante le foto pubblicate su alcuni siti locali e le segnalazioni, sembra che la cosa non interessi a nessuno e i ciclisti devono transitare tra le macchine rendendo inutile la costruzione dei percorsi protetti.


Le giostre e alcuni bar occupano i percorsi destinati ai ciclisti.


Fin dal primo mattino la parte finale della pista viene utilizzata come parcheggio da alcuni automobilisti fuorilegge.



Le transenne interrompono bruscamente la pista arrivando dal cimitero. Per uscirne ho dovuto scendere e spostarne una di mezzo metro per riuscire ad inserirmi in mezzo alla strada. Queste transenne servono solo a "mettere in sicurezza" i mezzi che entrano tra i baracconi.

mercoledì 11 aprile 2012

Via Cavour, addio marciapiedi e degrado urbano.



Tempo fa venni a sapere che nella nostra città volevano rifare Via Cavour. Pensavo fossero solo voci, infatti era una delle poche strade decenti della città, con marciapiedi un pò stretti ma almeno si trattava di veri marciapiedi rialzati su cui si poteva camminare senza il rischio di essere investiti. C'era solo qualche buco a metà strada, aggiustabile con qualche piccolo lavoro, ma in generale era "nuova" in confronto alla maggior parte delle vie della città.


Invece no! L'hanno rifatta. Dicendo che i marciapiedi sarebbero stati allargati, di base li hanno eliminati, lasciandoli solo disegnati sul selciato. Le ipotesi sono due:
1) Incapacità: in Alessandria i "progettisti" urbani non sono di certo dei geni.
2) Malafede. Con i marciapiedi a rialzati le macchine non potevano parcheggiare, infatti la strada era una delle poche senza macchine ovunque, con la nuova soluzione è cambiato tutto: le macchine hanno già iniziato a invadere i marciapiedi e le protezioni sono già state danneggiate (vedi foto!)


Quest'ultima foto è stata scatta due giorni dopo l'inaugurazione della via. DUE GIORNI sono bastati a demolire le "pregiate" protezioni davanti la posta. Chi pagherà tutto questo? Non erano i marciapiedi molto più utili, sicuri ed economici???

Pista ciclabile di Corso 4 Novembre: 2



Così ogni giorno.

martedì 10 aprile 2012

Pista ciclabile di Corso 4 Novembre: 1


Attraversamento ciclabile di via Silvio Pellico, arrivando dalla pista ciclabile di Corso 4 Novembre. La pista finisce esattamente contro un palo su di un marciapiede senza rampa per le bici e largo a malapena per il passaggio di due persone.

Questo è solo uno dei punti senza senso... seguiranno altre foto.

lunedì 9 aprile 2012

Pista ciclabile degli Orti... non è uno scherzo!


Sembra uno scherzo ma è la realtà.
Pista ciclabile degli orti... su di un marciapiede in cui fanno fatica ad incrociarsi due persone...

martedì 20 marzo 2012

Autoprodursi un cestino porta pacchi per la bici.

In questi giorni sto costruendo un nuovo mega-portapacchi per la bici. Dopo aver cercato per anni il cestino ideale (ne ho visti di bellissimi online, ma troppo difficili da trovare anche per corrispondenza) alcuni mesi fa ho costruito il mio primo baule di legno con lucchetto. Mi serviva per quando vado a correre in bici, specialmente d'inverno. Lascio sempre una giacca pesante sulla bici, ma ho sentito di gente a cui hanno rubato la roba quindi ho trovato questa soluzione.

Il problema è che oltre a pesare 200 kg (problema relativo, la mi bici urbana da guerra pesa una tonnellata) è diventato scomodo perchè quando lo uso devo sempre prendere le chiavi del lucchetto. Quest'ultimo, in oltre fa un casino incredibile. Ora sto creando una nuova mostruosità di cui caricherò le foto appena finito il lavoro.

Cercando online comunque ho trovato molti bei link e modelli a cui ispirarsi.



Spero sia una cosa utile!

giovedì 15 marzo 2012

Primo post.

Mini blog dedicato alla ciclabilità ad Alessandria.

sabato 3 marzo 2012

I megaliti del caucaso

I siti megalitici nelle nella zona ovest dell'area alpina (Piemonte, Liguria e Svizzera) non sono i soli ad essere praticamente sconosciuti non solo alla gente normale ma anche a molti studiosi. Nella zona del Caucaso si trova un'incredibile quantità di dolmen. Alcuni di essi sono in condizioni molto buone e hanno alcune caratteristiche principali. Ad esempio la pietra posta all'ingresso, potremmo dire il portale, è formata da una roccia piatta con un foro circolare che accomuna questi monumenti a quelli della Sardegna! Si trovano principalmente nel nord e nella regione dell'Abcasia. Sono molto più rifiniti del classico dolmeno formato da pietre appena sbozzate e si ricollegano da vicino al megalitismo mediterraneo. Di essi però sappiamo molto poco.






LINK INTERESSANTI:




giovedì 23 febbraio 2012

Alcune cose sugli antichi liguri, sui celti e sulla gallia cisalpina

E' praticamente da quando ho iniziato questo blog, alcuni anni fa, che voglio scrivere sui Liguri e sui popoli che successivamente abitarono quella che oggi è 'Italia settentrionale. Anzi sicuramente questo post verrà ampliato e approfondito in futuro. Sono sempre stato affascinato da questo popolo per vari motivi. Principalmente mi ha sempre colpito il fatto che ancora oggi si parli di loro come di un popolo misterioso, di origini che, a seconda delle teorie si perdono nel tempo e nello spazio: oggi sappiamo che in realtà si trattava di popolazioni culturalmente celtiche o proto-celtiche. Un altro motivo è che quando si parla di liguri si parla dei nostri avi, specialmente se viviamo nel nord ovest dell'Italia, nel sud della Francia, nella svizzera occidentale, ecc... ma di essi ignoriamo quasi completamente l'esistenza.

 

Iniziamo con quello che ha detto Alessandro Barbero qualche tempo fa (LINK - minuto 6:35) nella conferenza sulla sua "Storia del Piemonte": "I Liguri non sono per niente una popolazione misteriosa, una volta non si sapeva che lingua parlavano, poi si sono trovate delle cose... ora sappiamo che i Liguri erano dei Celti, dei Galli..." queste "cose" sono da attribuire principalmente agli studi di Filippo Maria Gambari (Archeologo, direttore del Museo delle Civiltà di Roma e dirigente dei Beni Culturali), il quale ha definitivamente all'interno delle lingue celtiche e più precisamente tra il Celtico del primo periodo e Lepontico e Celtiberico. Quello che credo abbia sempre messo in imbarazzo molti accademici italiani è quindi la non "Italicità" dei liguri, che è una cosa insensata, visto che più di 2000 anni fa l'Italia non esisteva e in gran parte della penisola le popolazioni non erano "Italiche" nel vero senso della parola, basti pensare alla Magna Grecia. Questo modo di pensare ha influenzato tutti e allo stesso tempo anche gli studiosi d'oltralpe tranne forse in Francia dove in effetti i Liguri sono sempre stati considerati abbastanza tranquillamente Galli, probabilmente per gli stessi motivi nazionalistici. In effetti a questo punto bisogna ricordare un fatto abbastanza notevole: Il nome Celti (che deriverebbe da Kala, "Roccia", dai Kaletu e quindi stesse per "i duri", "gli eroi", nome con il quale si autodefinivano le confraternite guerriere galliche - cit: Filippo Maria Gambari) venne per la prima volta usato dai greci che vennero in contatto con queste popolazioni per la prima volta con le popolazioni che vivevano nei dintorni della colonia di Marsiglia. Queste popolazioni erano i Liguri Salluvi che ci hanno lasciato alcune delle più importanti testimonianze scultoree di tutta l'Europa preromana nel santuario di Roquepertuse. In questo santuario sono presenti dei portali dedicati al culto della testa e soprattutto due statue assise nella posizione "del loto" detti "i guerrieri" o per via della posizione "buddha celtici" (LINK al post qui). Quindi il termine stesso Celti potrebbe derivare da popolazioni normalmente considerate "Liguri".


Sui liguri si è comunque scritto molto, lo hanno fatto sia gli storici accademici, sia gli appassionati più o meno seri. Chi segue il mio blog sa che sono aperto a tutto, anche se poi, a livello storico, mi piace andare a vedere cosa è credibile ed ha basi fondate e cosa invece è da prendere un pò meno seriamente. In questo caso, devo ammettere che certi testi "accademici" continuano ad essere molto superficiali, ancorati a teorie vecchie di secoli e a volte veramente poco credibili, a volte per i motivi "nazionalistici di cui parlavo sopra, a volte semplicemente per una evidente superficialità per quanto riguarda un argomento che poco interessa. In molti libri sull'Italia antica infatti i Liguri vengo semplicemente etichettati come "popolo italico" come se un territorio geografico dovesse per forza influenzare gli aspetti culturali di popolazioni antichissime. C'è da domandarsi se ci sono voluti anni ad accettare e studiare approfonditamente gli Etruschi e si continua a mettere da parte altre popolazioni italiche, quale potrebbe essere l'interesse per delle popolazioni "barbariche" che tanto impensierirono i romani.


LA STORIA:
Detto questo quando si parla di Liguri bisogna considerare due fattori importantissimi: l'epoca storica di cui si sta parlando e i confini territoriali che nelle epoche che ci interessano non erano per niente definiti e molto diversi dagli attuali. Per esempio molte volte si parla alla stesso modo di Liguri neolitici o addirittura paleolitici e di celto-liguri dell'età del ferro. Un errore tipico degli appassionati è di confondere l'epoca megalitica con l'epoca celtica. Oppure si fa l'errore esattamente opposto, considerare le culture che si sono succedute nei secoli come completamente differenti, con un taglio netto. Ancora oggi possiamo leggere il passato celtico del Piemonte o della Liguria dai molti toponimi ad esempio.

 Ricostruzione di donna ligure, zona di viverone.

Per semplificare in epoca remota prenderò ad esempio alcuni ritrovamenti in territorio ligure propriamente detto. Andando a scavare nei tempi più remoti si finisce nel paleolitico inferiore, ovvero circa 400 mila anni fa nel sito di Terra Amata presso Nizza. In questo luogo sono stati ritrovati ben 21 livelli di abitati successivi e alcuni manufatti. Si parla di uomini pre-neanderthaliani. Si passa poi ai ritrovamenti Neanderthaliani di cui è notevole l'impronta visibile all'interno delle grotte di Toirano, per arrivare, facendo un salto di centinaia di migliaia di anni alle grotte dei Balzi Rossi (presso Ventimiglia) con i ritrovamenti di sepolture di uomini di Cro-Magnon alti mediamente più di 1,80 m e di alcune bellissime statuine femminili (veneri). Arturo Issel, uno dei più importanti studiosi dei liguri (vedi La Pietra D'Issel), geologo e paleontologo genovese, li considerava infatti diretti discendenti dell'Uomo di Cro-Magnon, e qualcun altro si spinge a dire che essi si diffusero da qui in tutta la Gallia costituendo la base preindoeuropea che con le successive stratificazioni indoeropee provenienti da oriente formarono i Celti propriamente detti. Queste ipotesi non possono essere provate in nessun modo. La storia dal mio punto di vista incomincia a diventare ancora più interessante nel periodo del neolitico e dell'età del rame. Dell'epoca megalitica ci giungono molti siti sparsi in tutta europa. Questo è il periodo storico più affascinante ed interessante per la storia non solo locale ma europea in generale, che purtroppo sia per difficoltà obbiettive che per disinteresse è ancora avvolta nella nebbia. Simili raggruppamenti di Menhir, tumuli e incisioni sono state ritrovate dal medio oriente fino alla scandinavia, sempre in territori non troppo distanti dalle coste, facendo pensare a prime migrazioni di popoli che utilizzavano il mare per muoversi. Ma non vorrei andare fuori tema, e mi limiterò a dire che alcune incisioni e menhir e statue menhir accomunano il fenomeno megalitico dell'areale ligure e piemontese a quello francese e svizzero dandoci una prima idea di quello che era il territorio ligure propriamente detto. Bisogna aprire una parentesi: con il ritrovamento dell'uomo di Similaun (LINK) si sono riprese in considerazione molte teorie, si è visto ad esempio che nel 3000 a.c. i collegamenti tra nord e sud delle Alpi erano molto più importanti di quanto non si credesse. Il tipo di pugnali ad esempio o di alcune asce, era lo stesso raffigurato sulle statue stele in Lunigiana (territorio ligure) e su altre statue stele a nord delle Alpi (vedi post apposta). Quando si parla di culture preistoriche delle età dei metalli in area alpina e subalpina si è parlato di popolazioni protoceltiche, ma a complicare tutto è arrivata la recente scoperta che il DNA di Oetzi (la mummia di Similaun) non era simile a nessun gruppo europeo se non a quello dei Sardi! I Sardi quindi sono probabilmente quello che resta dei vecchi europei prima delle numerose e stratificate invasioni da est. La storia è davvero affascinante e complicatissima- Ma torniamo ai Liguri dell'ultimo millenio prima di Cristo: alcuni studiosi dicono che nella loro massima espansione questo popolo occupava gran parte della pianura padana fino al veneto a est, il sud della Francia e parte della Svizzera fino ad arrivare alla Spagna. Ci sono molte prove al riguardo, numerosi ritrovamenti, toponimi (basti pensare a Genova e Ginevra ad esempio). Alcuni scavi effettuati nella zona del Lago di Viverone hanno portato alla luce i resti di un importante villaggio su palafitte e alcuni manufatti, tra cui urne, vasi, spade e stampi per le spade (tutto conservato al museo di Antichità di Torino), molto simile ai villaggi dei laghi della Svizzera dello stesso periodo. A questo popolo dobbiamo probabilmente anche gli allineamenti di pietre erette che si trovavano nei pressi di Cavaglià e dei quali oggi resta solo qualche testimonianza (LINK).


 Tra il XIII e il VIII secolo a.c. in Europa si sviluppa quella che viene definita Cultura dei campi di urne (il nome deriva dalla pratica di cremare i morti e di seppellirne le ceneri all'interno di urne) e anche in questo caso, cercando di documentarsi ci si accorge che sui diversi testi c'è abbastanza confusione. A livello pratico, quello che ci interessa è che nell'area ligure sono stati molti i ritrovamenti. Il più antico fu fatto vicino alla Cascina Chiappona, nei pressi di Alessandria. Venne portata alla luce una sepoltura di donna, e una cosa importante e notevole è lo stile di alcuni vasi che portavano decorazioni di tipo Hallstattiano (LINK) successivo.
Tuttavia i ritrovamenti non sono sufficienti per definire la storia di questo popolo che non usava la scrittura fino al contatto con gli Etruschi prima e con i Romani poi e bisogna riferirsi ad alcuni autori classici. Esiodo (VI sec. a.C.) definisce i Liguri come uno dei tre grandi popoli barbari: Sciti (Asia), Aetiopi (Africa) e Liguri (Europa). Nell'Eneide i Liguri sono una delle pochissime popolazioni che combattono al fianco di Enea nella guerra contro i Rutuli. Virgilio nomina anche i loro due re, Cunaro e il giovane Cupavone, il figlio e successore di Cicno, figura già nota nella mitologia greca. Cicno o cicnu significa Cigno, animale sacro. Purtroppo mi sto dilungando troppo e per informarsi, alla fine del post elenco una piccola biografia in cui se qualcuno è interessato, potrà trovare testi utili ad approfondire. Direi che siamo giunti al periodo più interessante, quello che ha fin dai tempi più antichi creato più problemi e dibattiti.

 
Il periodo celtico.


"Citati per la prima volta dallo storico greco Erodoto attorno al 450 a.C., i Celti occupavano in origine un'area compresa tra l'alto Reno e le sorgenti del Danubio, tra la Germania meridionale, la Francia orientale e la Svizzera settentrionale. Attorno all'VIII-VII sec. a.C. raggiunsero le coste atlantiche dell'attuale Francia e la penisola iberica. Più tardi raggiunsero la Germania nord-occidentale, le isole britanniche, la Boemia, l'Ungheria, l'Austria e l'Italia centro-settentrionale. Nel IV-III sec. a.C. la lingua e la cultura celtica erano dominanti in Europa. Se le popolazioni celtiche costituivano un'unità dal punto di vista culturale, mancavano tuttavia completamente di coesione dal punto di vista politico. Questo le rese particolarmente vulnerabili alla pressione di Germani a est e dei Romani da sud. Nell'Europa occidentale i Celti furono completamente latinizzati, nelle isole britanniche e in Ungheria presero il sopravvento elementi germanici. Una parziale ripresa della cultura celtica si ebbe nelle isole britanniche tra il VI e il X sec. d.C., grazie alle missioni dei monaci irlandesi che avevano integrato l'eredità celtica con nuovi elementi di matrice cristiana."
da https://www.swissinfo.ch/ita/cultura/lo-splendore-ignoto-dell-arte-celtica/1074900 

Dedicherò ai celti in generale un post, in futuro. Si inizia a parlare propriamente di questo popolo con la cultura di La Tène, così chiamata dalla località svizzera in cui vennero fatti i principali ritrovamenti. Del resto anche l'origine dei popoli gallici è ancora oggetto di dibattito e non bisogna dimenticare che i popoli celtici vengono identificati esclusivamente per mezzo delle loro lingue e delle loro culture. E' probabile che si trattasse di gruppi di guerrieri eterogenei che poi si raggrupparono in tribù. La terra stessa occupata dai Liguri venne nominata dai Romani "Gallia Cisalpina" ovvero l'Italia Settentrionale. I contemporanei erano molto incerti se considerare questo popolo una etnia celtica locale (come lo erano ad esempio i Belgi che avevano caratteristiche molto vicine ai Germani e che furono i più noti colonizzatori della Britannia) o un popolo a se stante con cultura affine a quella celtica. Come dicevamo la lingua parlata in "Liguria" in questo periodo era di tipo celtico come ci dicono gli scrittori classici e alcuni ritrovamenti (l’iscrizione “Mi Nemeties” sicuramente celtica che significa di me, Nemetie, risalente al VI sec. a.c. e ritrovata a Genova in caratteri etruschi), le divinità principali erano le stesse adorate in Gallia transalpina (Belenus, Lug, Bormo, Belisama, Pen...) e anche l'utilizzo di Torques e altri oggetti in stile sicuramente celtico. Sembra però che i Liguri fossero rimasti più arretrati, forse perchè abitavano sui monti e per certi autori classici è proprio questa la grande differenza: i Celti abitavano la pianura mentre i Liguri la montagna. Questo ci viene riportato da Diodoro Siculo che però è chiaramente di parte e presenta alcune contraddizioni palesi dovute alla volontà denigratoria da parte romana nei confronti di avversari che resistettero secoli. D'altra parte è successo lo stesso in altre parti d'Europa: inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, ecc... continuano, anche se in misura minore, a esaltare quello che la civiltà romana ha lasciato alla loro cultura. Che si vogliano considerare i Liguri di questo periodo propriamente celti o una variante locale, essi vennero celtizzati dai galli d'oltralpe nel periodo subito successivo (del resto i galli francesi vennero a loro volta celtizzati da quelli orientali...) che probabilmente penetrarono in Gallia Cisalpina nel V secolo a.c.. Questo ingresso non fu sempre traumatico, infatti nonostante le battaglie essi si integrarono con le popolazioni locali per via delle somiglianze culturali dando origine a un periodo definito celto-ligure in quelle che oggi sono le regioni della Liguria, del Piemonte e della Lombardia e del sud della Francia. I veneti erano anch'essi affini ai celti ma con una lingua propria e la loro celtizzazione fu molto meno accentuata. Comunque attorno al 474 a.c. le popolazioni galliche sconfissero gli etruschi presso il Ticino riprendendosi tutta la pianura padana, e arrivarono fino a roma, depredandola. Questo periodo durò ancora fino al II secolo avanti cristo, quando dopo molte guerre (...) i romani decisero di sconfiggere definitivamente le pericolose popolazioni dell'Italia settentrionale. Nel 181 a.c. venne fondata la colonia di Aquileia nell'odierno Friuli. Ma ad ovest le popolazioni con maggiori caratteristiche liguri erano ancora da sottomettere. Gli Apuani, o Liguri Montani, che arrivavano ad occupare le terre della toscana settentrionale vennero sconfitti nel 179 a.c. Gli Statielli che occupavano i territori che ora fanno parte delle province di Savona, Cuneo e Alessandria (L'odierna Acqui terme era il centro più importante: Aquae Statiellae) vennero sconfitti nel 173 senza opporre resistenza ma il console Marco Pompilio Renate li ridusse in schiavitù gli e cominciò a organizzare la vendita di schiavi provenienti da questa popolazione che venne fermata un anno dopo dal senato di Roma. Lo storico greco Polibio testimonia che pochi decenni dopo i celti erano ormai confinati in poche zone subalpine o espulsi dalla regione, tuttavia questa affermazione era ancora una volta di parte. I Romani disponevano ormai dei grandi centri e delle vie di comunicazione e oltre a compiere un vero e proprio genocidio delle popolazioni locali portavano migliaia di cittadini romani a colonizzare la regione, ma molti dei territori montagnosi e collinari erano ancora a celti e liguri. I Salassi che occupavano l'attuale zona del Canavese in Piemonte si scontrarono la prima volta nel 141 a.c. con i romani sotto il consolato di Appio Claudio Pulcro, che venne sconfitto subendo gravi perdite, tanto che nel 100 a.c. Roma istituì la colonia di Eporedia (Ivrea) insediando molti coloni. I salassi si rifugiarono sulle montagne fino a quando nel 25 a.c. con la fondazione di Augusta Praetoria, l'attuale Aosta e con la concessione del diritto romano a tutti gli abitanti cessarono le ultime resistenze. In ogni caso non è ben chiaro quando la Gallia Cisalpina divenne Provincia Romana. Nell'89 a.c. Mediolanum (Milano) ricevette la dignità di cologna, nel 49 a.c. cesare concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.c. la regione divenne parte integrante dell'Italia romana. Tuttavia la lingua e molte usanze rimasero ancora influenzate dal passato ligure e celtico per secoli e in parte lo sono ancora oggi. Uno studio di qualche anno fa, effettuato su abitanti che da generazioni abitano il territorio cisalpino ha dimostrato che ancora fino a qualche decennio fa almeno i geni erano quelli celto liguri.

Bibliografia:

"I cacciatori paleolitici" a cura di Santo Tinè, Sagep Editrice, 1990.
"I primi agricoltori" a cura di Santo Tinè, Sagep Editrice, 1983.
"Paesaggio e architettura delle regioni padano-alpine dalle origini alla fine del primo millennio" di Gilberto Oneto, Priuli e Verlucca,2002.
"I Liguri - Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo", Skira, 2004.