martedì 30 dicembre 2014

La pietra magica di Camagna!

Oggi in una freddissima, ma limpida giornata di fineanno sono tornato a Camagna, bellissimo paese che si trova in cima ad uno dei colli del Monferrato in provincia di Alessandria. Niente neve, ma ghiaccio ovunque anche al sole e temperatura costantemente sotto lo zero hanno complicato un pò la mia gita in bici. Come sempre ho trovato notizie del "magico sasso" sul solito libro "Le grandi pietre magiche" di Roberto Gremmo. Sono stato numerose volte in questo paese famoso anche per la mitica banda di partigiani e per i suoi ristoranti, e conoscevo bene il murales che rappresenta "La Culiëta" ossia il sasso che prediceva il tempo. Quello che avevo sempre ignorato era il suo originale posizionamente e soprattutto che la chiesa sotto la quale si trovava era dedicata al solito Sant'Eusebio!!! (Vedi LINK: Sant'Eusebio e la cristianizzazione del Piemonte).

Particolare del murales eseguito da Silvana Berra, Giovanni Cappa, Renzo Rossino che rappresenta la pietra magica!

Ma andiamo con ordine: la pietra era una grosso masso che quando stava per arrivare il maltempo cominciava a bagnarsi predicendo così il tempo come un'antico servizio meteo. Un altra testimonianza dei culti litici pagani precristiani così radicati in questa zona. Non so quando ma un giorno il sasso venne fatto sparire e sostituito con una madonnina. Roberto Gremmo dice nel suo libro che la pietra è stata distrutta, ma oggi ho scoperto che non è esattamente così. Mentre cercavo qualcuno a cui chiedere informazioni sulla madonnina mi sono imbattuto in alcuni abitanti locali che conoscevano la storia della pietra ma non dove si trovasse, così mi hanno mandato a trovare un altra madonna su di un bivio tra i vicoli del centro del paese che ho trovato ma ho capito che non si trattasse di quella indicata da R.Gremmo. Mentre cercavo di tornare ho girato per sbaglio in un vicolo cieco in cui ho incontrato un signore che conosceva bene la storia. La pietra si trovava proprio al di sotto del piazzale laterale della chiesa principale e un bel giorno venne fatta murare (ma non si sa esattamente quando) e sostituita come spesso accade con una madonnina. 

Il muro di mattoni sotto la chiesa di Sant'Eusebio, dietro al quale è stata murata la Culiëta.

 La statua della Madonnina ricorda molto una matrona gallo-romana.

Mi rendo conto che questa somiglianza è forse un pò forzata ma è innegabile che come fa notare R. Gremmo, la modonnina che oggi sostituisce la pietra ricordi molto più una Matrona celtica precristiana di una Madonna, ma forse non sono la stessa cosa? Quello che è sicuro è che ancora una volta ho trovato Pietre magiche, Madonne e Sant'eusebio in un paese piemontese! (Vedi LINKS: Pietra e Santuario di Oropa, Pietra e Santuario di Crea).

Vista dei colli monferrini tra cui quello di Camagna e delle vette alpine da Cuccaro Monferrato in una giornata di inizio Inverno.

Articoli correlati:
Bibliografia:
S. Eusebio di Vercelli, di Mario Trompetto. Tipolitografia MAULA, Biella.
Le Grandi Pietre Magiche, di Roberto Gremmo. Ed. Storia Ribelle.

venerdì 26 dicembre 2014

La Pietra Guaritrice del Santuario di Crea.

Il Santuario di Crea si trova sulla cima di un'alta collina del Monferrato, nei pressi di Serralunga a pochi chilometri da Casale in provincia di Alessandria. E' uno dei principali Monti Sacri di Piemonte e Lombardia, uno dei più visitati, specialmente in passato, ed è un posto molto bello, in quanto si trova in un parco naturale. Come Oropa (LINK) questo Sacro Monte è dedicato ad una Madonna (gemella di quella di Cagliari e di Oropa) e come per quello di Oropa la leggenda tramanda, sia stato Sant'Eusebio (Vedi LINK: Sant'Eusebio e la cristianizzazione del Piemonte) a iniziare la cristianizzazione di questo posto, in cui all'epoca ancora si praticava una forma di paganesimo animista di stampo celtico (1). Sant'Eusebio infatti portò la statua della madonna di legno in un piccolo Eremo dal quale poi si è sviluppato l'intero santuario.

Vista delle valli monferrine dal Sacro Monte di Crea in piena estate.

Per maggiori informazioni sulla storia e sulle opere artistiche vi rimando alla pagina del Santuario su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sacro_Monte_di_Crea . Per quello che interessa a noi, posso iniziare con il dire che, come in altri casi (citiamo ancora una volta Oropa) la cristianizzazione partì dai luoghi in cui erano più radicate le credenze precristiane. A Crea ci sono 23 cappelle che costituiscono il percorso sacro. Solo due di queste però sono situate al di fuori del Santuario vero e proprio, infatti quando mi ci sono recato la prima volta non riuscii a trovarle. Esse sono le uniche ad essere dedicate espressamente ad Eusebio. Esse si trovano più in basso, sul sentiero che da Forneglio porta al Santuario. Ho trovato tutte queste preziosissime informazioni sul prezioso libro: "Le grandi pietre magiche" (2) di R. Gremmo. La prima Cappella è dedicata al martirio di Eusebio ed è costruita su una fonte. La seconda si trova a metà del ripido sentiero all'inizio di un boschetto.

 La seconda cappella, di fronte alla parete di roccia e l'inquitante dipinto in una delle nicchie della roccia.

La seconda cappella si trova di fronte ad una parete di roccia imponente lunga diverse decine di metri e alta diversi. Proprio su questa roccia si trova un'antica seduta ed è proprio quella che le popolazioni chiamano "La pietra che guardisce". In oltre ci sono alcune misteriose nicchie e fori di cui ignoro l'origine. In questo punto in oltre si continua a sentire il rumore dell'acqua che scorre, forse una fonte, che però non ho potuto trovare. Per poter avere dei benefici da questa antica roccia è necesserio, come per la Pietra di Santa Varena (LINK) nei pressi di Alessandria, appoggiare la schiena o un'altra parte del corpo malata. La cosa che più colpisce è che qualcuno, qualche decennio fa, ha dipinto in una di queste nicchie un volto umano un pò inquietante, a dimostrazione di quanto questa pietra abbia ancora una qualche importanza per le genti locali.

La seduta nella roccia, la PIETRA CHE GUARISCE di Crea, di fronte alla seconda Cappella.

Proseguendo la salita si arriva al santuario vero e proprio da una scala ormai quasi abbandonata, capisco che questo santuario doveva essere molto più popolare alcuni decenni orsono. Da qui si vedono le due chiese sulla piazza e un piccolo nucleo di case con bar, souvenir e camere in cui poter pernottare. Il luogo devo ammettere è molto bello, anche perché si trova, come dicevo prima in un bel parco. Da qui si sale ancora completando il percorso che porta alla Cappella del Paradiso. Questa è l'ultima sulla cima del monte e sembra sia stata costruita su una torre di origini romane chiamata "torre del diavolo". Un'ultima cosa di cui tenere conto è il nome CREA che per alcuni sarebbe collegato a Kern-Cern-cervo e che farebbe pensare ad un luogo di culto legato al dio Cernunnos. Cosa non così improbabile vista la sua popolarità nel periodo celtico anche in Cisalpina. Cosa curiosa che si ricollega a questo è la presenza di alcune scritte dedicate a San Cornelio presenti nel santuario. Cornelio è infatti uno dei santi in cui il culto del dio cervo si trasformò in periodo cristiano, come avvenne per esempio a Carnac.

 La cappella del Paradiso e la biscia che ho incontrato durante il mio pellegrinaggio.

Considerazioni personali della visita. Nonostante io non sia cristiano (per lo meno, forse una piccola parte viste le influenze culturali), ho deciso di fare questa escursione pensando in qualche modo ad un piccolo pellegrinaggio. Penso che questi luoghi in cui la sacralità originaria è sopravvissuta fino a noi abbiano un grande fascino e forse anche tipo di qualche forza particolare. Sono partito da casa in uno dei pochi giorni di sole di questa piovosa estate (2014) in bicicletta e ho attraversato gran parte del Monferrato: quasi 50 km all'andata e altrettanti al ritorno di salite e discese. Panorami incredibili che quando si viaggia in macchina non hanno lo stessa forza. Arrivato al santuario dopo una salita interminabile e sotto il sole di Agosto nelle ore centrali della giornata ho iniziato ad esplorare il Santuario. Quanto ho scritto è il resoconto: il posto è molto bello anche solo per passare una giornata tra alberi e brevi passeggiate. Come sempre però, ho trovato molto di magico: la cosa più bella è stata l'incontro con un una grossa biscia (foto sopra) mentre facevo il giro esterno del monte e scambiavo due parole con alcune persone. La biscia cercava un varco nel muretto per allontanarsi da noi e rientrare nel bosco e non trovandolo si è alzata in piedi appoggiandosi tra le pietre più alte. Il serpente, non dimentichiamolo, simboleggia il paganesimo nel linguaggio visivo cristiano. Non dimentichiamo i serpenti schiacciati dai piedi di santi e madonne che hanno sconfitto il male e il paganesimo dall'Europa! In questo caso per me è stato come un piccolo messaggio: Anche se non è facile vederlo qui, lo spirito originario di questi luoghi è ancora presente!

Articoli correlati:

La pietra di Santa Varena: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2008/08/la-pietra-guaritrice-di-santa-varena_08.html

La pietra di Oropa: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2008/04/la-pietra-della-vita-oropa_1308.html


Sant'Eusebio e la cristianizzazione del Piemonte:
http://leradicideglialberi.blogspot.it/2014/07/santeusebio-e-la-cristianizzazione-del.html

Bibliografia:
1) - Mario Trompetto, S. Eusebio di Vercelli, Biella 1961, pp. 9-10.
2) - Roberto Gremmo, Le Grandi Pietre Magiche, Storia Ribelle Biella 1995 - 2da edizione 2009, pp 31-33.

domenica 16 novembre 2014

Faie, Masche, Cercalune: le streghe in Piemonte, convegno con Donatella Taverna.

L'ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO DELLA GAMBARINA di Alessandria ha presentato in convegno dal titolo "MASCHE E STREGHE PIEMONTESI". Sabato 15 novembre dalle ore 17.00 presso il Museo etnografico della Gambarina in piazza della Gambarina 1 ad Alessandria la professoressa Donatella Taverna ha parlato delle parole “Masca”, “Stria” e di altri meno conosciuti come "Cercaluna" (sercalùna). Il pomeriggio ha anche visto la partecipazione di Chaco Marchelli che tra un discorso e l'altro ha intrattenuto i presenti con antichi canti della tradizione locale.
La ricercatrice torinese di origini alessandrine ha esposto il risultato dei suoi studi sull'argomento, e ha esposto le sue teorie secondo le quali la stregoneria in Piemonte, specialmente le Masche (come vengono chiamate in le streghe in questa regione) sia fortemente influenzata dalla cultura occitana e francese.



Guardando il video da Youtube (LINK) si può saltare direttamente da capitolo a capitolo, usando la descrizione.

venerdì 31 ottobre 2014

Halloween, Samhain, Ognissanti, i Morti e i Santi.

Oggi, anzi questa notte si celebra in tutto il mondo occidentale la festa di Halloween.
E' da tanti anni che vorrei scrivere due righe su questa festa, ma poi aspetto sempre per fare una ricerca più approfondita, ma direi che è giunto il momento, riservandomi poi di aggiornare questo post.


Molti hanno preso in antipatia questa festa: qualche anno fa un assessore locale fece cancellare tutto quello che riguardava Halloween dagli eventi pubblici, anche se si trattava di feste dell'asilo. Le motivazioni erano religiose (la festa ha caratteristiche pagane o addirittura sataniche ma sicuramente poco cattoliche) e nazionaliste: Halloween è una festa importata dagli Stati Uniti! Questa cosa preoccupante, ricordava certi periodi nefasti che oggi stanno tornando sempre più attuali. Altri ancora detestano questa festa ancora perché viene dagli Stati Uniti, ma per motivazioni opposte: si tratta di imperialismo culturale. Per una volta vorremmo demolire queste teorie, visto che anche se presa superficialmente si tratta di un'allegra festa, un'occasione in cui divertirsi con gli amici e se questo non è abbastanza, basta documentarsi 5 minuti per capire che è molto più "nostra" di quanto non possa sembrare subito.


NOME: Certamente il nome ci è arrivato dai paesi anglosassoni, ma cosa significa? Semplicemente "notte di tutti gli spiriti santi", All-Hallows-Eve, nonostante la provenienza non è di origini germaniche ma celtiche, quindi niente di incredibile. E' esattamente la traduzione letterale di “Notte di Ognissanti” e In tutte le tradizioni europee (e non solo) in questi giorni (fine ottobre, primi di novembre) si pensava che i portali tra i mondi si riaprissero e che i morti tornassero tra i vivi. Questa idea è ovviamente sopravvissuta anche tra le feste cristiane, con i giorni dei santi e i giorni dei morti appunto. Questo periodo “magico” di apertura ha in questi giorni il suo picco massimo e dura fino all'epifania quando la Befana (o uno degli spiriti equivalenti della tradizione alpina) arriva e si riprende tutti gi spiriti erranti. Ma di questo parleremo un'altra volta.



FOLCLORE POPOLARE LOCALE: Ricordo molte storie personalmente: entrambe le mie nonne raccontavano (entrambe di origini contadine, una di Conegliano Veneto e una di un paesino dei colli Tortonesi) che quando erano piccole in queste notti fosse usanza lasciare piccoli doni e candele per i morti fuori dalla porta e anche fare piccole lanterne con zucche e rape. Un'altra cosa che ricordo, anche se un pò nebulosamente era quella di preparare un letto vuoto nel caso qualche defunto volesse tornare in casa. Diciamo che era la notte in cui "le porte" si aprivano e i cari estinti potevano ritrovarsi con i vivi. Ovviamente questa festa è stata cristianizzata, come molte altre ed è arrivata fino a noi. Bisogna dire che più che essere cristianizzata è stata inglobata nella religiosità popolare che in qualche modo riesce a conservarsi da millenni.

SAMHAIN e TRINOX SAMONI: Di solito si ricollega questa festa alla tradizione celtica. Come sappiamo non si può parlare di un popolo celtico, ma di una cultura celtica molto varia che si allargava in gran parte dell'Europa. Questo insieme di simili usanze e credenze fu, tra l'età del ferro e fino alla conquista romana, la cultura principale in Europa e si estendeva dalla Spagna alla Turchia, dalla Scozia all'Italia. Bisogna ricordare comunque i punti in comune tra i popoli detti celtici e gran parte delle popolazioni italiche le cui lingue erano molto simili così come usi e divinità. Tradizionalemnte si fa spesso l'errore di considerare i Celti un popolo del Nord simile ai Vichinghi, purtroppo. E' una credenza sbagliatissima, basti solo pensare che i Celti ebbero il loro massimo splendore tra il 700 e il 50 a.c. Mentre i Vichinghi si svilupparono in pieno medioevo grosso modo tra l'800 e 1050 d.c quindi c'è circa un migliaio di anni di differenza. In oltre anche se parliamo sempre di popoli indoeuropei, a livello di origine e cultura Celti e Romani erano molto più vicini che Romani e Greci o Celti e popoli nordici come si è soliti pensare. Basti pensare alla lingua: ci sono più somilianze tra il gaelico e il latino che non tra latino e greco. Nel numero 4 de “La Voce Degli Alberi” ad esmpio abbiamo parlato delle origini celtiche dei nomi dei principali fiumi della nostra provincia (il testo è leggibile sul nostro sito). Tutta questa introduzione serve a dire che anche se quando parliamo di questa festa, a parte il nome “cristiano” di Halloween o localmente Ognissanti, usiamo uno dei termini gaelici “Samhain” di origini inglesi, vedremo ora che è un termine molto più famigliare di quanto si possa pensare. L'unica vera testimonianza delle festività celtiche e del calendario che questi popoli seguivano, ci è arrivata direttamente tramite il Calendario di Coligny e sappiamo che la festa di Trinuxtion Samoni, o Trinox Samoni. il Samonions ed era una delle feste principali, forse la principale, il capodanno celtico, indicava comunque la vera fine dell'estate. Questo Calendario è inciso su una lastra metallica utilizzando l'alfabeto latino e rappresenta una delle pochissime testimonianze scritte dei Druidi. E' stato trovato nella località omonima ed è conservato nel museo Gallo-Romanio di Lione (a poco più di 3 ore di macchina da qui).

Ma l'origine Celtica non è la sola, infatti ad inizio secolo erano ancora vive simili tradizioni (e in parte lo sono ancora oggi) anche in parti d'Italia in cui l'influenza non è mai stata provata (Puglia) o addirittura inesistente (Sardegna, Calabria).

*** La zucca è arrivata da noi dopo la scoperta delle Americhe e quindi come facevano a fare le lanterne prima? Con le rape! Qui un video che insegna a fare una rapa di Halloween!


Pietra del temporale: un menhir alle porte di Alessandria.


Da piccolo avevo sentito parlare di sassi antichi e malefici che si trovavano dalle parti di Valle San Bartolomeo e Pecetto, estrema periferia nord di Alessandria. Poi circa una decina d'anni fa mentre ero in Montagna con un gruppetto di escursionisti e venne fuori il discorso di pietre coppellate e menhir che talvolta si incontrano sulle nostre montagne, un anziano signore ci raccontò di alcune pietre erette che si trovavano proprio a Valle San Bartolomeo e che una volta qualcuno chiamava pietre dei temporali perchè usate da alcuni personaggi strani che trafficavano con "La Fisica" (stregoneria o magia in lingua locale). Per anni sono impazzito a pensare dove potevano essere queste pietre e ci sono anche passato davanti decine di volte. Alla fine credo di averlo trovato, proprio sulla strada che da Valle San Bartolomeo sale a Pecetto su di un bivio poco dopo l'abitato. E' ovvio che probabilmente sia stata una pietra migliare molto antica, ma è molto simile sia nella posizione che nella forma ad alcuni menhir "minori" che avevo visitato in Bretagna nella zona di Morbihan pochi anni fa. Potrebbe essere stato il suo nuovo utilizzo come è accaduto per altre pietre? Si tratta di un masso che esce di circa un metro e venti da terra ed è costituito da pietra porosa con fossili, tipica della zona, molto simile a quella del Menhir di  Montechiaro. E' impossibile datarlo e sapere se questa sia la sua posizione originale o sia stato spostato qui in epoca successiva e la scarsa attenzione riguardo alla propria storia e al proprio territorio di queste zone non aiuta. Ho guardato in giro ma non ho trovato altre pietre simili. Una pietra strana e sicuramente lavorata si trova ad una ventina di metri salendo la strada più piccola, molto rovinata ed attaccata ad una specie di muretto. Ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Tutta la zona è recintata in giardini privati oppure trasformata in campi coltivati, quindi credo che se altre pietre ci fossero state sarebbe molto difficile trovarle. Ovviamente chiunque avesse maggiori informazioni su questa pietra sarebbe il ben venuto.


Qui sopra l'unica altra pietra "lavorata" a pochi metri dal "menhir".

mercoledì 30 luglio 2014

Sant'Eusebio e la prima cristianizzazione del Piemonte

"Dove c'è Sant'Eusebio c'è roba pagana" diceva un vecchio tempo fa.

 S. Eusebio benedice le pietre magiche di Oropa, (notare anche che la madonna è nera). Dipinto di M.Giovanna Brovetto della Basilica di Oropa.

Qualche anna fa ho visitato Carnac in Bretagna "il paese dei megaliti" e vidi i dipinti che raffiguravano il famoso santo tra le pietre. La chiesa come in mille altre occasioni non era in grado di distruggere le pietre erette nella zona e aveva così cristianizzato il culto di queste. Da notare il nome CORNELIO, corna, Cernunnos!

 Saint Cornély di Carnac (Bretagna)

Ma lasciamo stare e torniamo dalle nostre parti. Anche qui, anche se in scala più piccola ci sono decine di esmpi simili, conosciamo bene le numerose pietre guaritrici che ci sono in piemonte (tag: Pietre Piemonte) pietre e luoghi impossibili da distruggere che sono sopravvissuti fino a noi cristianizzati (Oropa, Villa del Foro, Crea...). Finalmente però ho trovato su un mercatino un libretto del 1961 di Mario Trompetto di cui io possiedo la terza ristampa del '72, dal titolo "S. EUSEBIO DI VERCELLI.


Questo libretto è importantissimo, perchè venne scritto negli anni in cui la moda dell'archeologia misteriosa non era ancora arrivata e soprattutto perchè è un edizione ufficiale del Santuario, scritta dall'allora rettore del santuario M. Trompetto per la festa festa di S. Eusebio del 1 Agosto 1961. Quindi niente a che vedere con misteri, neo celtismo, druidismo, hippies che studiosi e cattolici amano tanto denigrare.


A pagina 9, capito III si affronta l'argomento a me molto caro: culti pagani in Piemonte. Come potete leggere qui sopra si dice chiaramente che a Vercelli (città romana) la religione prevalente era il politeismo romano, nei territori limitrofi romanizzati lo stesso misto alla religione celtica che invece sopravviveva intatto nelle zone alpine e in Monferrato. Prima di continuare vorrei fare due puntualizzazioni: 1) anche se si considera tutta l'Italia del Nord o Gallia Cisalpina romanizzata già da secoli, è chiaro che lo fossero soltanto i centri urbani.  2) In tutto il Piemonte (Alpi e Monferrato almeno) la cultura celtica perdurò per molti secoli intatta.
Dopo queste importanti notizie si scende nei particolari: alle divinità femminili che usando un termine romano vengono dette "matrone" (come nel resto della Gallia transalpina e nelle isole britanniche) sono sacri massi detti "Barme". E' interessante vedere che dopo la cristianizzazione a tutte le pietre famose è sacra una madonna: La Madonna nera di Oropa, La Madonna con il bambino di Crea e Santa Varena a Villa del Foro vicino Alessandria. Ai boschi invece era sacro Apollo. Anche in questo caso si usa la divinità con cui i romani identificavano le divinità celtiche della luce (BELENUS), BORMO, il ribollente, legato alle acque (da cui deriva per esempio il nome del fiume Bormida e del Borbera che proprio da queste parti scorrono o la città di Bormio LINK). Dopo e nelle pagine 10-11 si sottolinea il fatto che i massi di Oropa fossero sacri alle "Matrone" divinità femminili celtiche e che da queste parti sopravvivessero anche superstizione e astrolgia. Anche qui credo sia interessante notare che certi culti delle campagne era visti come estranei già dai romani "pagani", quindi già pagani prima del periodo cristiano. Pagano infatti deriva da Pagus, villaggio, appunto, quindi riferito alle usanze religiose degli abitanti delle campagne.
A pagina 10 e poi a pagina 11 vengono descritti chiaramente i centri principali di questo tipo di culti celtici: Oropa, Crea, Lucedio, su una collina morenica della valle d'Elvo e a Salussola. 
S.Eusebio si concentrò principalmente a Oropa e a Crea, luoghi di antichissimo culto in cui sul libro si dice chiaramente egli sostituì le divinità pagane con le madonne cristiane (che in verità non esisterebbero nel cristianesimo monoteista cristiano delle origini).



In quanti oggi recandosi in questi luoghi sacri si rendono conto che stanno in verità onorando culti antichi di millenni, e soprattutto non la Madonna cristiana ma antiche Dee care ai nostri avi? E anche noi forse non ci rendiamo conto che le varie madonne non sono altro che le nostre antiche divinità femminili che anche se hanno perso i loro nomi originali sono giunte fino a noi?

Sacro Monte di Oropa: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2008/04/la-pietra-della-vita-oropa_1308.html
Sacro Monte di Crea: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2014/12/la-pietra-guaritrice-del-santuario-di_26.html 
La pietra di Camagna: http://leradicideglialberi.blogspot.it/2014/12/la-pietra-magica-di-camagna.html

Bibliografia:
S. Eusebio di Vercelli, di Mario Trompetto. Tipolitografia MAULA, Biella.
Le Grandi Pietre Magiche, di Roberto Gremmo. Ed. Storia Ribelle.
Dizionario di Mitologia Celtica, di Miranda J. Green. Ed. Bompiani.

lunedì 28 luglio 2014

Il "menhir" di Montechiaro d'Acqui.

Sulla strada che da Acqui Terme porta a Spigno si incontra Montechiaro d'Acqui, Moncior in lingua locale. In uno spiazzo piuttosto squallido sotto ad un albero si erge una grossa pietra di cui nulla si sa al riguardo. Certo è che si trova in quel punto da molti anni, nessuno ne ha memoria.


Ai lati del masso sono anche state messe delle "panchine" formate da lastre di cemento.

 
Chiunque abbia maggiori informazioni su questa pietra può farcelo sapere commentando qui sotto!

lunedì 7 luglio 2014

Pietra coppellata di Villa del Foro (Alessandria)

Di questo luogo avevamo già parlato tempo fa. Infatti il paese che oggi chiamiamo Villa del Foro è uno dei centri più antichi della zona. Già abitata in epoca preistorica e protostorica da popolazioni celtiche, prima liguri e halstattine durante l'età del ferro divenne un centro romano conosciuto come Forum Fulvii, sulla via Fulvia. Cadde in decadenza forse a causa delle alluvioni del Fiumi Tanaro e praticamente sparì nel medioevo. I suoi abitanti con quelli di altri centri della zona fondarono Alessandria dove all'epoca sorgeva il centro conosciuto come Rovereto. Ma non parliamo di questo. Come dicevo avevo già parlato di questo luogo per quanto riguarda la Pietra di Santa Varena, una delle tante "pietre guaritrici" del Piemonte che si trova inglobata alla facciata della chiesa di Santa Varena, appunto e San Baudolino.
A poche decine di metri dalla famosa pietra guaritrice si trova una delle tante case antiche di queste zone, le quali molto spesso hanno due "paracarri" ai lati del portone d'ingresso. Ci sarebbe da fare una grande ricerca al riguardo, infatti molte volte questi paracarri non sono semplici cilindri di pietra, ma massi partcolari, è infatti il caso di questo:


La pietra, (nella foto parzialmente coperta dal muschio) presenta numerose coppelle. Qualche anno fa la fotografai nel periodo estivo e siccitoso. Si vedevano chiaramente numerose coppelle e lateralmente il segno del terreno dalla quale essa affiorava probabilmente prima che venisse spostate qui. Sarà mio impegno cercare le vecchie foto e postarle.


Tre sono le coppelle maggiori e chiaramente visibili, altre sono presenti meno scavate o forse più antiche. Come dicevo il piccolo masso doveva affiorare dal terreno prima di questa posizione, ma non se ne ha notizia. Gli abitanti della casa a cui ho chiesto informazioni non ne sapevano niente, infatti mi dicono che sono di origini meridionali e abitano nella casa da qualche decennio. L'ipotesi è che questa ed altre pietre come quella inglobata nella chiesa di Santa Varena costituissero un cerchio o un allineamento che in gran parte sia stato usato come "cava" per materiale da costruzione in epoca di forte cristianizzazione, ma la sacralità sia in qualche modo sopravvissuta in quella principale appunto. Purtroppo sono solo supposizioni e non esiste al riguardo il minimo interesse. Credo che questa pietra abbia una certa importanza, infatti è una delle poche sopravvissute al di fuori di aree montane poco antropizzate e testimonierebbe la presenza di pietre del genere anche pianeggianti soggette ad alluvioni, a pesante attività agricola e antropizzazione in cui monumenti come questo sono andati perduti. In oltre è da notare come ho detto all'inizio, che questa era un'area sicuramente abitata in epoca preistorica come testimoniano numerosi ritrovamenti (tra cui anche le urne cinerarie pre-hallstattiane della Casina Chiappona verso Alessandria).

Aggiornerò questo post prima possibile con nuove foto ed info.


domenica 29 giugno 2014

Il giardino delle coppelle a Cantù (Como).

Dopo un bel pò di tempo, torno con un post sulle pietre coppellate nelle nostre zone. Incredibilmente molto poco conosciute. Si trovano nei giardini pubblici di Cantù (Como) in centro città di fronte al Municipio e sono state esposte su dei basamenti di mattoni. Una di queste pietre venne trovata sotto Piazza Garibaldi nel 1911 durante alcuni scavi. Le coppelle su questi massi di granit sono molto grosse e sembrano antiche, probabilmente realizzate con altre pietre.
 


La pietra più piccola invece sembra meno antica, le coppelle sono più piccole e sembrano realizzate con strumenti metallici.


Il luogo è molto facile da trovare ma non è aperto 24 ore, dalla mattina alla sera a seconda della stagione. Online si trova vermente poco, le informazioni per raggiungere il luogo le ho recuperate da questo libro:

SUI SENTIERI DELL'ARTE RUPESTRE
di Arcà e Fossati, edizioni CDA - Torino.
(LINK - compra online)

mercoledì 4 giugno 2014

Le bici cargo di Ottawa.

Travoto questo posto lo giro, bisogna dire che il top di questo genere lo si può trovare in Europa, in città come Amsterdam, Copenaghen, Berlino... comunque godetevi queste bici:
http://urbancommuter.wordpress.com/2013/01/03/success-for-the-parcycle/



sabato 8 marzo 2014

Giganti e Nani costruiscono i Dolmen!

Ho appena trovato questa illustrazione sul sito Newgrange.com, si tratta di un'incisione di Picard: Nani e Giganti che costruiscono i Dolmen.


giovedì 30 gennaio 2014

LE GALLIE!

Dall'enciclopedia Treccani: "Gallia (lat. Gallia): Denominazione latina della regione comprendente l’Italia settentrionale (G. Cisalpina) e in particolare la vasta area dell’Europa centrale delimitata dal Reno, i Pirenei, le coste atlantiche e mediterranee (G. Transalpina)"

(notare che a differenza della reale distribuzione delle popolazioni celtiche non facevano parte delle gallie i territori della Britannia, dell'Iberia e dell'Europa orientale).

Visto che c'è una confusione totale per quanto riguarda il periodo protostorico e storico dell'Europa, specialmente per quanto riguarda l'Europa centrale e l'Italia mi sono deciso a scrivere 2 righe sulle Gallie. Devo sottolineare ce si potrebbe fare con il resto della penisola conosciuta oggi come Italia, dei Balcani o di tutto il resto. Per fare chiarezza bisogna per prima cosa vedere di che epoca stiamo parlando e del fatto che gli attuali confini degli stati europei erano completamente inesistenti fino a qualche secolo fa. Questi due fattori genereano confusione ogni volta che si parla dei popoli antichi, oltre ovviamente ai fattori identitari che magicamente tornano fuori. Non è il caso di fare qui una storia dei popoli celtici, unica cosa mi preme sottolineare che quando si parla di celti (o di galli, ricordiamolo sono sinonimi!) è il fatto che non stiamo parlando di una vera e propria civiltà o di una "razza", ma di un grande insieme di popoli con una cultura che li univa. Ossia simili divinità, costumi, arte ecc... senza dei confini ben delineati e spesso divisa in miriadi di piccole tribù in guerra tra loro. 


Nel periodo precedente alla conquista romana, diciamo genericamente prima del 200 a.c. la parte centrale dell'Europa che oggi chiamiamo Francia, Spagna, Italia del nord, Svizzera, Austria, Sud della Germania, repubblica Ceca... fino ad alcune zone della Turchia (Galazia appunto) erano abitate da popolazionni celtiche. Quelli che i Romani chiamavano GALLI erano stanziati nelle attuali Francia, Svizzera e Italia settentrionale. Da qui il nome di Gallie che i romani diedero a questi territori. Principalmente si faceva faceva differenza tra i due territori gallici divisi dalle Alpi:
  • GALLIA CISALPINA: attualmente nel territorio italiano e sloveno comprendente più o meno le regioni italiane che oggi sono Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli, separata dalle Alpi dalla Transalpina.



  • GALLIA TRANSALPINA: attualmente la Francia e parte di Germania e Svizzera, separata dalle alpi dalla Cisalpina.

A loro volta le Gallie erano divise in piccole provincie dai romani che prendevano il nome molte volte dalle popolazioni precedenti (Aquitania, Liguria...) o dalla posizione geografica (Transpadana, Cispadana).

MA OGGI?
E' molto curioso vedere che quando si parla di queste cose oggi nel nostro territorio, i più rimangono stupidi o increduli. Anni di italianizzazioni e di fascismo che continuano tuttora misti ai sensi di colpa per non essere "figli legittimi" dei romani, hanno cancellato la memoria e le personi comuni non si chiedono chi fossero i loro antenati reali, si fermano all'epoca romana, che bisogna dirlo nelle nostre zone (Gallia Cisalpina) fu molto breve e superficiale. Solo con l'unità d'Italia infatti (un secolo e mezzo fa) la lingua ufficiale divenne l'italiano, mentre quelli che oggi chiamamo "dialetti" e  che vanno scomparendo (ma che erano ancora parlati da gran parte della popolazione fino al dopo guerra) erano la lingua del popolo. Lingue Gallo Romanze, come il francese, ovvero nate dall'incontro delle lingue celtiche con quelle latine, è importante ricordarlo!
Non posso aprire un discorso sulle lingue qui  e nemmeno sui toponimi ma per incuriosirvi mi basta nominare il PO: conosciuto già dai greci come Eridano, venne poi latinizzato in Padus che derivava dal celto-ligure Bodinkus (dalla radice indoeuropea Bhodh - scavare).

Collegamenti e appendici:
Gallia Cisalpina
Gallia Transalpina
Lingue Galloromanze